LE DONNE PARTIGIANE NEL VICENTINO

La cultura occidentale ha fatto propria la tradizione che sancisce una stretta relazione tra l’essere donna e la pace, tra il maschio e la guerra. Fonti documentarie e interviste orali, però, dimostrano come durante la Resistenza alcune differenze di genere vennero meno.Moltissime donne, di ogni colore politico e ceto sociale, presero parte alla lotta di Liberazione, come partigiane, patriote o semplici simpatizzanti, tanto che, all’indomani della liberazione nel Vicentino, un centinaio di loro vennero inquadrate in un battaglione partigiano femminile che prese il nome di Amelia dal nome di battaglia di una partigiana caduta il 28 aprile 1945.Alcune di queste

LE STAFFETTE DI LONIGO

Caterina Martello (Stella)Dopo l’8 settembre ’43 anche a Lonigo si è cominciato a organizzare l’antifascismo e venne costituito il Cln mandamentale.I promotori, per quanto ne so, erano stati alcuni militari, il capitano Fiandini dei carristi, un tenente sempre dei carristi, Nicolino Polcino, che verso la fine dell’estate ’44 divenne comandante della «Brigata Martiri di Grancona» ed altri graduati e soldati che non erano riusciti a raggiungere le loro case. A proposito di soldati, per tutto il periodo della guerra a Lonigo ne sono passati molti, di diversi Corpi. Lonigo era un luogo di transito. I soldati vi stazionavano per essere

RICORDO DI NINO BRESSAN

Mio padre, Gaetano Bressan detto “Nino”, fu il comandante della divisione partigiana “Vicenza” e in tempi recenti appoggiò pienamente l’iniziativa per ottenere la Seconda Medaglia d’oro al Valore per la nostra città, contribuendo a raccogliere la documentazione necessaria per tale riconoscimento. Desidero ricordarlo con questo ritratto che Paolo Vidali scrisse in occasione della sua scomparsa: RICORDO DI NINO BRESSANChi l’ha conosciuto non avrebbe colto, nei suoi tratti distinti e pacifici, la figura dell’ufficiale che ha addestrato e guidato innumerevoli azioni di guerriglia partigiana contro le truppe nazifasciste. Ma questa è stata la storia, sua e di molti come lui. Uomini

Silvio Trentin: breve profilo biografico a cura di Pio Serafin

SILVIO TRENTIN(San Donà di Piave 11.11.1985 – Monastier 12.3.1945) Nato nel 1885 a San Donà di Piave, si era laureato in giurisprudenza a Pisa e divenne a 24 anni il più giovane docente universitario di diritto in Italia. Volontario nella prima Guerra Mondiale fu pilota pluridecorato sui primi aerei apparsi sui cieli italiani. Durante il conflitto si vide costretto a bombardare la propria casa che era sede del comando austriaco. Partecipò, a bordo di un dirigibile, alla più lunga ricognizione aerea della guerra fotografando l’intera linea del fronte dal Trentino all’Adriatico.Avvocato, deputato dal 1919 al 1921 per la Democrazia sociale,

Maria Setti Broglio: breve profilo biografico a cura di Pio Serafin

MARIA SETTI BROGLIO(Vicenza, 11 agosto 1899 – Vicenza, 6 febbraio 1996) Medaglia d’argento al valor militare, insignita della Légion d’Honneur, per molti anni docente di francese al Pigafetta e presidente dell’Alliance Française di Vicenza, è la Marta descritta da Luigi Meneghello ne “I piccoli maestri”.Nata a Vicenza nel 1899, diplomata all’istituto magistrale “Fogazzaro”, già nel ’17 era a Parigi a studiare alla Sorbona. Dopo la laurea in lingue a Bologna era andata a studiare a Grenoble. In seguito sarà insegnante a Tripoli e a Pola.Nel ’42 era entrata nel gruppo di “Giustizia e libertà” con Giuriolo, Magagnato, Ghirotti, Nicolini, Gallo,

Guido Revoloni: un breve profilo biografico a cura di Roberto Pellizzari

GUIDO REVOLONI(Vicenza 1919- Dueville 1944) Guido Revoloni nasce a Vicenza il 29 novembre 1919. Studente di lettere all’Università di Padova, si arruola negli Alpini e alla Scuola Allievi Ufficiali di Aosta consegue la nomina a sottotenente di complemento. Dopo l’8 settembre 1943 rientra in famiglia e non esita ad abbracciare la causa della Resistenza; sotto la guida di “Nino” Gaetano Bressan si specializza come artificiere: entra a far parte del Btg. “ Guastatori”della Divisione “ Vicenza”. Giovane intellettuale di profondi sentimenti cristiani, animato da vivissimo spirito di altruismo, appena finita la guerra si adoperò alla ricerca e al disinnesco di

Luigi Pierobon: breve profilo biografico a cura di Roberto Pellizzaro

LUIGI PIEROBON(Cittadella 1911 – Padova 1944) Luigi Pierobon, partigiano col nome di battaglia “Dante”, nasce a Cittadella il 12 aprile del 1922. Studente di lettere presso l’Università di Padova, annovera tra i suoi maestri il rettore Concetto Marchesi, insigne latinista, autore della più bella letteratura latina. “Dante” viene ucciso il 17 agosto del 1944 ; ha meritato la medaglia d’oro al valor militare.Dopo che Marchesi ebbe lasciato il suo rettorato col celebre messaggio agli studenti diffuso ai primi di dicembre del 1943, Pierobon scelse liberamente e definitivamente la via della Resistenza clandestina. Pur di formazione cattolica, non esita a far

Nello Boscagli “Alberto”: breve profilo biografico a cura di Luigi Poletto

NELLO BOSCAGLI “ALBERTO”(Sinalunga 1905 – Padova 1976) Nello Boscagli (nome di battaglia “Alberto”) nacque il 16 aprile 1905 da una modesta famiglia contadina di simpatie socialiste.A causa delle persecuzioni fasciste Nello emigrò nel 1924 in Francia nell’area delle Alpi Marittime dove aderì alla componente “terzinternazionalista” del Partito Socialista per poi entrare nel Partito Comunista.Nel 1933 fu chiamato dal Partito ad occuparsi della struttura clandestina di Parigi.Dopo avere frequentato a Mosca la scuola di Partito, si recò nel settembre del 1936 in Spagna quale combattente tra le fila repubblicane dove fece parte – con incarichi di comando – dell’efficiente 45° Divisione

Ferrer Visentini: breve profilo biografico a cura di Luigi Poletto

FERRER VISENTINI(Trieste 1910 – Vicenza 2001) Ferrer Visentini nacque a Trieste il 22 dicembre 1910. Il padre era uno dei principali esponenti del locale Partito Comunista e venne ucciso dai fascisti quando Ferrer, (ultimo di cinque fratelli ad alcuni dei quali erano stati dati i significativi nomi di Darwin, Lassalle, Giordano Bruno) aveva appena undici anni.Precocissimo nell’attività politica, Visentini diventò diciottenne segretario della Federazione giovanile del Partito e venne poi incaricato di coordinare l’attività clandestina comunista in Lombardia. Inserito tra i latitanti ricercati dalla polizia politica fascista, venne arrestato a Milano il 21 gennaio del 1931 per una delazione e

LA “RESISTENZA” DEGLI ULTIMI: UN 25 APRILE PER CHI SOFFRE

Il 25 Aprile di ogni anno, da settantacinque anni, ci aiuta a ricordare e a raccontare una parte straordinaria della storia italiana, all’interno del più ampio scenario della Resistenza europea, nel contesto di una tremenda guerra mondiale. La festa della Liberazione dal nazifascismo, con i suoi richiami alla democrazia, alla libertà, all’emancipazione può anche essere pensata e vissuta in sintonia con tutto ciò che oggi si discosta da questi importanti valori. Per me questo particolare 25 Aprile 2020, così diverso da tutti gli altri per la pandemia legata al Coronavirus, vuole essere un richiamo forte alla “resistenza” degli ultimi: di

RICORDO E MODERNITA’ DI ANTONIO GIURIOLO

Non si può nella Festa della Liberazione non ricordare la figura di Antonio Giuriolo, medaglia d’oro al valore militare e uni dei principali esponenti della Resistenza vicentina. In questa fase della vita civile del Paese desertificata di valori e povera di passioni, la figura di Antonio Giuriolo continua ad irradiare luce.Proverò a delineare alcuni tratti della personalità di Giuriolo attraverso il contributo alla ricostruzione della sua figura che ne hanno fatto Luigi Meneghello ne “I piccoli Maestri” e ne “Fiori Italiani” e Norberto Bobbio nelle due commemorazioni di Vicenza del 26 settembre 1948 e di Bologna del 13 dicembre 1964,

Un nuova casa comune

Si sbaglia di grosso Sallusti a gioire del regalo fatto dal virus «di liberarci, per la prima volta nel Dopoguerra, della retorica del 25 Aprile, quantomeno della sua rappresentazione fisica». Perché, pur in assenza di cortei, il 75mo anniversario della vittoriosa insurrezione della Resistenza al nazifascismo non passerà affatto in sordina, come indicano l’invito dell’Anpi a esporre simboli antifascisti da finestre e balconi, cantando Bella Ciao, o l’iniziativa “25 aprile 2020 #iorestolibero“, con la sua piazza virtuale in cui festeggiare insieme. Sarà tuttavia, questo sì, un 25 aprile diverso, e non solo per l’assenza della sua «rappresentazione fisica».Se il bisogno di

Resistenze

Scrivere qualcosa, in questo settantacinquesimo così particolare, mi induce a una riflessione, un po’ a distanza, sulla mia esperienza personale. Intendo l’esperienza che ho avuto conoscendo diverse partigiane venete, vicentine in particolare, incontrandole ai nostri convegni, intervistandole, scrivendo di alcune la storia. Averle conosciute è stato un privilegio che porto nel cuore. Di loro mi resta l’intelligenza e la lucidità dello sguardo sulla realtà contemporanea, e il coraggio di un’incrollabile, costruttiva, fiducia civile. Da poco tempo si è dato rilievo alla partecipazione delle donne alla Resistenza, perchè da sempre le donne non hanno fatto parte della storia ufficiale, perciò la

Ascoltiamo le parole delle partigiane

Che cosa ci dicono le partigiane oggi, in un tempo in cui una pandemia è paragonata a una guerra, loro che la guerra l’hanno vissuta davvero e ne hanno conosciuto l’orrore, la ferocia, la violenza? Ho sentito al telefono Rina Somaggio, Teresa Peghin e Lina Tridenti, nelle loro case amorevolmente accudite da figli e nipoti. Ciò che le angoscia, più del corona virus, è un altro contagio: la “peste nera” di un fascismo rinvigorito e arrogante che contagia tanti giovani. Loro che hanno conosciuto il fascismo storico, sanno riconoscere i segnali, nei discorsi di odio, negli atti quotidiani di razzismo,

Il Manifesto di Ventotene

PREFAZIONE I presenti scritti sono stati concepiti e redatti nell’isola di Ventotene, negli anni 1941 e 1942. In quell’ambiente d’eccezione, fra le maglie di una rigidissima disciplina, attraverso un’informazione che con mille accorgimenti si cercava di rendere il più possibile completa, nella tristezza dell’inerzia forzata e nell’ansia della prossima liberazione, andava maturando in alcune menti un processo di ripensamento di tutti i problemi che avevano costituito il motivo stesso dell’azione compiuta e dell’atteggiamento preso nella lotta. La lontananza dalla vita politica concreta permetteva uno sguardo più distaccato, e consigliava di rivedere le posizioni tradizionali, ricercando i motivi degli insuccessi passati