Un nuova casa comune

Si sbaglia di grosso Sallusti a gioire del regalo fatto dal virus «di liberarci, per la prima volta nel Dopoguerra, della retorica del 25 Aprile, quantomeno della sua rappresentazione fisica». Perché, pur in assenza di cortei, il 75mo anniversario della vittoriosa insurrezione della Resistenza al nazifascismo non passerà affatto in sordina, come indicano l’invito dell’Anpi a esporre simboli antifascisti da finestre e balconi, cantando Bella Ciao, o l’iniziativa “25 aprile 2020 #iorestolibero“, con la sua piazza virtuale in cui festeggiare insieme. Sarà tuttavia, questo sì, un 25 aprile diverso, e non solo per l’assenza della sua «rappresentazione fisica».Se il bisogno di

Resistenze

Scrivere qualcosa, in questo settantacinquesimo così particolare, mi induce a una riflessione, un po’ a distanza, sulla mia esperienza personale. Intendo l’esperienza che ho avuto conoscendo diverse partigiane venete, vicentine in particolare, incontrandole ai nostri convegni, intervistandole, scrivendo di alcune la storia. Averle conosciute è stato un privilegio che porto nel cuore. Di loro mi resta l’intelligenza e la lucidità dello sguardo sulla realtà contemporanea, e il coraggio di un’incrollabile, costruttiva, fiducia civile. Da poco tempo si è dato rilievo alla partecipazione delle donne alla Resistenza, perchè da sempre le donne non hanno fatto parte della storia ufficiale, perciò la

Ascoltiamo le parole delle partigiane

Che cosa ci dicono le partigiane oggi, in un tempo in cui una pandemia è paragonata a una guerra, loro che la guerra l’hanno vissuta davvero e ne hanno conosciuto l’orrore, la ferocia, la violenza? Ho sentito al telefono Rina Somaggio, Teresa Peghin e Lina Tridenti, nelle loro case amorevolmente accudite da figli e nipoti. Ciò che le angoscia, più del corona virus, è un altro contagio: la “peste nera” di un fascismo rinvigorito e arrogante che contagia tanti giovani. Loro che hanno conosciuto il fascismo storico, sanno riconoscere i segnali, nei discorsi di odio, negli atti quotidiani di razzismo,

Il Manifesto di Ventotene

PREFAZIONE I presenti scritti sono stati concepiti e redatti nell’isola di Ventotene, negli anni 1941 e 1942. In quell’ambiente d’eccezione, fra le maglie di una rigidissima disciplina, attraverso un’informazione che con mille accorgimenti si cercava di rendere il più possibile completa, nella tristezza dell’inerzia forzata e nell’ansia della prossima liberazione, andava maturando in alcune menti un processo di ripensamento di tutti i problemi che avevano costituito il motivo stesso dell’azione compiuta e dell’atteggiamento preso nella lotta. La lontananza dalla vita politica concreta permetteva uno sguardo più distaccato, e consigliava di rivedere le posizioni tradizionali, ricercando i motivi degli insuccessi passati

Partigia – Primo Levi

PARTIGIA Dove siete, partigia di tutte le valli, Tarzan, Riccio, Sparviero, Saetta, Ulisse? Molti dormono in tombe decorose, quelli che restano hanno i capelli bianchi e raccontano ai figli dei figli come, al tempo remoto delle certezze, hanno rotto l’assedio dei tedeschi là dove adesso sale la seggiovia. Alcuni comprano e vendono terreni, altri rosicchiano la pensione dell’Inps o si raggrinzano negli enti locali. In piedi, vecchi: per noi non c’e’ congedo. Ritroviamoci. Ritorniamo in montagna, lenti, ansanti, con le ginocchia legate, con molti inverni nel filo della schiena. Il pendio del sentiero ci sarà duro, ci sarà duro il

La Resistenza e la sua luce – Pierpaolo Pasolini

LA RESISTENZA E LA SUA LUCE Così giunsi ai giorni della Resistenza senza saperne nulla se non lo stile: fu stile tutta luce, memorabile coscienza di sole. Non poté mai sfiorire, neanche per un istante, neanche quando l’ Europa tremò nella più morta vigilia. Fuggimmo con le masserizie su un carro da Casarsa a un villaggio perduto tra rogge e viti: ed era pura luce. Mio fratello partì, in un mattino muto di marzo, su un treno, clandestino, la pistola in un libro: ed era pura luce. Visse a lungo sui monti, che albeggiavano quasi paradisiaci nel tetro azzurrino del

Memoria – Natalia Ginzburg

MEMORIA Gli uomini vanno e vengono per le strade della città, comprano libri e giornali, muovono a imprese diverse. Hanno roseo il viso, le labbra vivide e piene. Sollevasti il lenzuolo per guardare il suo viso. Ti chinasti a baciarlo con un gesto consueto. Ma era l’ultima volta. Era il viso consueto, solo un po’ più stanco. E il vestito era quello di sempre. E le scarpe eran quelle di sempre. E le mani erano quelle Che spezzavano il pane e versavano il vino. Se cammini per strada nessuno ti è accanto,se hai paura nessuno ti prende per mano. E

Quel giovane tedesco – Franco Fortini

Quel giovane tedesco Quel giovane tedesco ferito sul Lungosenna ai piedi d’una casa durante l’insurrezione che moriva solo mentre Parigi era urla intorno all’Hotel de Ville e moriva senza lamenti la fronte sul marciapiede. Quel fascista a Torino che sparò per due ore e poi scese per strada con la camicia candida con i modi distinti e disse andiamo pure asciugando il sudore con un foulard di seta. La poesia non vale  l’incanto non ha forza quando tornerà il tempo  uccidetemi allora. Ho letto Lenin e Marx non temo la rivoluzione ma è troppo tardi per me; almeno queste parole

Resistenza Oggi n. 1 – Storia del presente (aprile 2020)

Pubblicazione riservata agli iscritti ANPI della provincia di Vicenza PRESENTAZIONE A cura di Michele Zanna Una delle citazioni più interessanti che si possono fare fra le tante frequentate e abusate del pensiero di Gramsci è la seguente: “L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” (L’Ordine Nuovo, 11 marzo 1921, anno I, n. 70; Italia e Spagna). Di illusioni negli ultimi decen- ni ne abbiamo avute tante: da un uso sconsiderato delle tecnologie più avanzate che avrebbero dovuto risolvere tutti i nostri problemi, alla fiducia incondizionata sulle infinite potenzialità della scienza e

Ai quindici di Piazzale Loreto​ – Salvatore Quasimodo

Ai quindici di Piazzale Loreto Esposito, Fiorani, Fogagnolo, Casiraghi, chi siete? Voi nomi, ombre? Soncini, Principato, spente epigrafi, voi, Del Riccio, Temolo, Vertemati, Gasparini? Foglie d’un albero di sangue, Galimberti, Ragni, voi, Bravin, Mastrodomenico, Poletti? O caro sangue nostro che non sporca la terra, sangue che inizia la terra nell’ora dei moschetti. Sulle spalle le vostre piaghe di piombo ci umiliano : troppo tempo passò. Ricade morte da bocche funebri, chiedono morte le bandiere straniere sulle porte ancora delle vostre case. Temono da voi la morte, credendosi vivi. La nostra non è guardia di tristezza, non è veglia di lacrime

Per un compagno ucciso – Franco Fortini

Per un compagno ucciso Eri ogni ora dentro la quieta letizia Dell’uomo che ha vinto i tiranni; Non temevi gli inganni della nostra malizia Non chiedevi più niente al tuo amore. Sono cadute in profondo le città, dalle fosse Ci chiedono pietà tutti i perduti morti Ma tu levi il sorriso devotamente Da altri tempi: e noi non piangiamo per te. Noi condurremo i passi dei nostri figli Sopra la terra, più lieve del tuo morire E guideremo l’amore avvenire e il canto Dov’hai amato per noi l’ultima volta. Lo spino apre la gemma e l’acqua apre il mattino Dentro

Valdossola – Franco Fortini

E il tuo fucile sopra l’erba del pascolo.Qui siamo giuntiSiamo gli ultimi noiQuesto silenzio che cosa.Verranno oraVerranno.E il tuo fucile nell’acqua della fontane.Ottobre vento amaroLa nuvola è sul monteChi parlerà per noi.Verranno oraVerrannoInverno ultimo annoLe mani cieche la fronteE nessun grido più.E il tuo fucile cotto la pietra di neve.Verranno oraVerranno. Franco Fortini

Quel giovane tedesco – Franco Fortini

Quel giovane tedescoferito sul Lungosennaai piedi d’una casadurante l’insurrezioneche moriva solomentre Parigi era urlaintorno all’Hotel de Villee moriva senza lamentila fronte sul marciapiede.Quel fascista a Torinoche sparò per due oree poi scese per stradacon la camicia candidacon i modi distintie disse andiamo pureasciugando il sudorecon un foulard di seta.La poesia non valel’incanto non ha forzaquando tornerà il tempouccidetemi allora.Ho letto Lenin e Marxnon temo la rivoluzionema è troppo tardi per me;almeno queste paroleservissero dopo di mealla gioia di chi vivasenza più il nostro orgoglio. Franco Fortini

Comunicato sulla Commemorazione di Foza

COMUNICATO ANPI e AVL VICENZA Venerdì scorso si è svolta come ogni anno, la commemorazione del 75° anniversario dell’Eccidio di Foza, nel quale vennero uccisi da fascisti e nazisti 5 giovani dell’Altipiano e due russi, tutti partigiani che combattevano per far cessare la guerra, l’occupazione tedesca e la dittatura fascista. È stata una cerimonia bella, viva, partecipata. Erano presenti i familiari delle vittime, che ogni anno ricordano con dolore e affetto i loro cari. C’erano le associazioni combattentistiche e d’arma (non tutte), le Associazioni partigiane con i loro labari e cittadine e cittadini che non vogliono dimenticare. Graditissima e significativa,

Malga Silvagno 2019

Ecco l’intervento di Giorgio Fin a Malga Silvagno, 13 ottobre 2019. E’ da otto anni che saliamo attraverso i boschi, ammantati dei colori d’autunno, fino a questa Malga per commemorare il sacrificio dei quattro martiri garibaldini ricordati nella lapide. Commemorare vuol dire fare memoria insieme e quindi anche oggi, insieme, li ricordiamo come persone, come garibaldini e come martiri dell’antifascismo. Sono: Giuseppe Grestani “Bepi- Stizza”, un uomo di 36 anni, che abitava a Tortima, già tenente della Brigata Garibaldi in Spagna contro Franco, un comunista convinto, un uomo temprato alla lotta dal carcere e dal confino di Ventotene.Tomaso Pontarollo “Coarossa-Masetti “, 38