RESISTENZA E COSTITUZIONE
Il Professor Daniele Butturini dell’Università di Verona ci ha inviato questo testo sul legame tra Resistenza e Costituzione: Colgo l’occasione per svolgere alcune brevi considerazioni sul 25 aprile e sul rapporto tra il significato etico-storico di quest’ultimo e il momento contingente che stiamo vivendo in un isolamento caratterizzato da paura ed angoscia.Resistenza, antifascismo e liberazione sono il fondamento dell’ordinamento costituzionale repubblicano per un motivo: si sono tradotti sul piano storico, politico e giuridico nei principi, nei diritti e nei valori che connotano il contenuto essenziale della Costituzione consistente in ciò che non è mai violabile della nostra Costituzione.Tuttavia, vi è
L’Italia che resiste, negli spot e nella Memoria
Nell’aprile del 2020, 75 anni dopo la Liberazione, in tutte le case dalla Valle d’Aosta al canale di Sicilia risuonano, più volte al dì, queste parole: “A chi è spaesato, ma si sente ancora un Paese. All’Italia che, ancora una volta, resiste”.In attesa di scoprire in quale modo la pandemia avrà ispirato poeti, musicisti e scrittori, forzatamente chiusi nelle loro stanze dalla quarantena del coronavirus, questo è il messaggio che raggiunge decine di milioni di italiani. Il mezzo, reso ancora più potente dal lockdown nazionale iniziato in marzo, è uno spot televisivo, lanciato da una delle più importanti, e storicamente
La Resistenza etica delle donne
La mia riflessione sulla “Resistenza delle donne” in occasione del 25 Aprile 2020 prende spunto da un libro di Valeria Babini, uscito di recente per le edizioni La Tartaruga di Milano, intitolato Parole armate. Le grandi scrittrici del Novecento italiano tra Resistenza ed emancipazione (Milano, La Tartaruga, 2018, pp. 280). Un libro che mi ha intrigato fin dal titolo perché mi provocava su una tematica che da qualche anno occupa la mia mente e su cui ho riflettuto, seppur in maniera ancora non sistematica e ho condiviso parte delle mie riflessioni in qualche evento pubblico. Procedendo nella lettura, mi sono
Festa della Liberazione e della Libertà
Credo che il modo migliore per ricordare la Resistenza consista nel leggere le ultime parole di coloro che si erano opposti ai regimi liberticidi, che non furono solo il nazismo e il fascismo, ma anche tutti i paesi collaborazionisti in Europa, dalla Francia di Vichy alla Norvegia di Quisling all’Ungheria. Costretti a stare nelle vostre case per uno scopo nobile, quello di combattere il coronavirus e bloccare la diffusione del contagio, consapevoli che dovete assolutamente limitare la vostra libertà (di circolazione) per non causare danni agli altri, già godete di tutto il tempo necessario per leggere, per meditare, per imparare
Quale normalità?
Una mano anonima ci ha regalato una perla di saggezza sul muro di qualche città, che è stata poi ripresa e moltiplicata in altre lingue in giro per il mondo. Essa recita: “non vogliamo tornare alla normalità perché quella normalità era il problema”.Sì, non solo non era normale, ma una vera e propria aberrazione pensare di fare a meno degli altri; dire che la “società non esiste” e che lo Stato è una “bestia da affamare”, illudendosi di non avere bisogno dei suoi servizi, come la sanità pubblica e universale, persino per gli evasori fiscali.Non scopriamo oggi la nostra fragilità;
I DEPORTATI POLITICI
Ci dimentichiamo sovente che la Resistenza è stata europea; che noi italiani fino al 1943 (e con la RSI fino al maggio 1945) siamo stati alleati della Germania nazista e siamo veramente diventati “europei” solo con l’inizio della nostra Resistenza. La Resistenza, prima di noi, l’ha “inventata” l’Europa. Alla lotta di Liberazione hanno partecipato tutti: gli antifascisti, gli intellettuali, le donne, gli artigiani, gli operai, i contadini, i partigiani, perfino i renitenti e i disertori. Ma chi, forse, ha sofferto di più sono stati i “deportati” nei lager nazisti. Permetteteci allora, in occasione del 75° Anniversario della Liberazione, di omaggiare
Le donne partigiane nel vicentino
La cultura occidentale ha fatto propria la tradizione che sancisce una stretta relazione tra l’essere donna e la pace, tra il maschio e la guerra. Fonti documentarie e interviste orali, però, dimostrano come durante la Resistenza alcune differenze di genere vennero meno.Moltissime donne, di ogni colore politico e ceto sociale, presero parte alla lotta di Liberazione, come partigiane, patriote o semplici simpatizzanti, tanto che, all’indomani della liberazione nel Vicentino, un centinaio di loro vennero inquadrate in un battaglione partigiano femminile che prese il nome di Amelia dal nome di battaglia di una partigiana caduta il 28 aprile 1945.Alcune di queste
Bressan Gaetano “Nino” (1917 – 2012)
Mio padre, Gaetano Bressan detto “Nino”, fu il comandante della divisione partigiana “Vicenza” e in tempi recenti appoggiò pienamente l’iniziativa per ottenere la Seconda Medaglia d’oro al Valore per la nostra città, contribuendo a raccogliere la documentazione necessaria per tale riconoscimento. Desidero ricordarlo con questo ritratto che Paolo Vidali scrisse in occasione della sua scomparsa. Lella Bressan RICORDO DI NINO BRESSAN di Paolo VidaliGiornale di Vicenza 7 ottobre 2012. Chi l’ha conosciuto non avrebbe colto, nei suoi tratti distinti e pacifici, la figura dell’ufficiale che ha addestrato e guidato innumerevoli azioni di guerriglia partigiana contro le truppe nazifasciste. Ma
LA “RESISTENZA” DEGLI ULTIMI: UN 25 APRILE PER CHI SOFFRE
Il 25 Aprile di ogni anno, da settantacinque anni, ci aiuta a ricordare e a raccontare una parte straordinaria della storia italiana, all’interno del più ampio scenario della Resistenza europea, nel contesto di una tremenda guerra mondiale. La festa della Liberazione dal nazifascismo, con i suoi richiami alla democrazia, alla libertà, all’emancipazione può anche essere pensata e vissuta in sintonia con tutto ciò che oggi si discosta da questi importanti valori. Per me questo particolare 25 Aprile 2020, così diverso da tutti gli altri per la pandemia legata al Coronavirus, vuole essere un richiamo forte alla “resistenza” degli ultimi: di
RICORDO E MODERNITA’ DI ANTONIO GIURIOLO
Non si può nella Festa della Liberazione non ricordare la figura di Antonio Giuriolo, medaglia d’oro al valore militare e uni dei principali esponenti della Resistenza vicentina. In questa fase della vita civile del Paese desertificata di valori e povera di passioni, la figura di Antonio Giuriolo continua ad irradiare luce.Proverò a delineare alcuni tratti della personalità di Giuriolo attraverso il contributo alla ricostruzione della sua figura che ne hanno fatto Luigi Meneghello ne “I piccoli Maestri” e ne “Fiori Italiani” e Norberto Bobbio nelle due commemorazioni di Vicenza del 26 settembre 1948 e di Bologna del 13 dicembre 1964,