Nadia Gallico Spano

Nadia Gallico Spano

Nell’Assemblea Costituente afferma la necessità che lo Stato riconosca la famiglia come società naturale e garantisca le condizioni materiali che favoriscano la sua formazione e il suo sviluppo. È favorevole al principio della uguaglianza dei coniugi e della uguaglianza dei figli legittimi con quelli illegittimi, rivendicando in favore di questi ultimi la cancellazione dell’infamante marchio di N.N. Si batte perchè il premio della Repubblica riservato ai reduci di guerra venga esteso anche alle vedove di guerra e alle mogli dei prigionieri.

Nadia Gallico Spano

Nell’Assemblea Costituente afferma la necessità che lo Stato riconosca la famiglia come società naturale e garantisca le condizioni materiali che favoriscano la sua formazione e il suo sviluppo. È favorevole al principio della uguaglianza dei coniugi e della uguaglianza dei figli legittimi con quelli illegittimi, rivendicando in favore di questi ultimi la cancellazione dell’infamante marchio di N.N. Si batte perchè il premio della Repubblica riservato ai reduci di guerra venga esteso anche alle vedove di guerra e alle mogli dei prigionieri.

Nadia Gallico nasce a Tunisi da una famiglia della piccola borghesia: l padre, Renato, è un avvocato di origine toscana emigrato in Tunisia che collabora assiduamente con la stampa antifascista locale in lingua italiana; la madre Ketty Sinigaglia, farmacista, è la prima donna laureata in tutta l’Africa del Nord.

Conseguito il diploma di maturità scientifica, Nadia frequenta per due anni l’Università di Roma e successivamente l’Università francese a Tunisi.

Nel maggio del 1939 sposa Velio Spano, giornalista e dirigente comunista, membro della Consulta nazionale nel 1945 e l’anno successivo dell’Assemblea costituente.

Per la sua attiva militanza antifascista nel 1941 viene condannata dal Tribunale speciale militare francese a Tunisi, ma clandestinamente continua a lottare per la liberazione della Tunisia; la sua casa diventa il punto di ritrovo delle forze della Resistenza.

Nel 1944 Nadia raggiunge il marito Velio Spano a Napoli, dove conosce Palmiro Togliatti e ottiene l’incarico di responsabile nazionale del Partito comunista per i gruppi femminili. Qui dirige, nel luglio del ’44, i primi numeri della rivista «Noi Donne».

Nell’agosto del 1944 ritorna a Roma, dove continua ad occuparsi della rivista fino al 1945, e partecipa alla costituzione dell’Unione donne italiane (UDI).

Insieme a Teresa Noce si impegna attivamente nella Campagna per la salvezza dell’infanzia: organizza i “treni della felicità”, convogli che portano migliaia di bambini del Sud e Centro Italia nelle province del nord dove famiglie generose li accolgono, nutrono ed educano come figli propri per alcuni mesi.

Nel 1946, appena trentenne, viene eletta all’Assemblea costituente nella lista del Partito comunista. Nell’ambito della discussione sul Titolo II, del Progetto di Costituzione, riguardante i rapporti etico-sociali, afferma la necessità che lo Stato riconosca la famiglia come società naturale e garantisca le condizioni materiali che favoriscano la sua formazione e il suo sviluppo. È favorevole al principio della uguaglianza dei coniugi e della uguaglianza dei figli legittimi con quelli illegittimi, rivendicando in favore di questi ultimi la cancellazione dell’infamante marchio di N.N. Si batte perchè il premio della Repubblica riservato ai reduci di guerra venga esteso anche alle vedove di guerra e alle mogli dei prigionieri.

Sempre dalla parte dei più deboli, impegnata nello sviluppo del Mezzogiorno, sostiene la questione femminile non come uno dei tanti problemi, ma come “il” problema del Paese.

In occasione della celebrazione della giornata della donna (8 marzo 1947) interviene, insieme a Elsa Conci, chiedendo a nome di tutte le donne italiane un governo stabile, che lavori per la pace, che assicuri il lavoro a tutti, che tuteli la maternità, l’infanzia e le persone non più giovani.

E’ parlamentare dal 1948 al 1958, eletta nelle liste del PCI in Sardegna.

Negli stessi anni partecipa alle grandi lotte per la pace e per il disarmo delle grandi potenze, rese urgenti dal clima di tensione provocato dalla Guerra Fredda. Dopo l’esperienza parlamentare, si occupa di politica estera su incarico del PCI.