25 Aprile 2024, Città di Vicenza – Saluto del Forum Associazioni Antifasciste e della Resistenza

Buongiorno a tutte e a tutti.

In questo breve indirizzo di saluto a nome DEL Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza vorrei sottolineare innanzitutto il dovere della memoria perché ha ragione Antonio Scurati quando dice che “finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. Scrisse Gina Lagorio “Il ventre che ha partorito il fascismo è sempre gravido”.

E’ in atto una potente, pianificata e melmosa operazione politico-culturale per riscrivere la storia, riabilitare il fascismo e delegittimare la Resistenza attraverso una accorta manipolazione degli eventi. Quest’anno è il centenario dell’assassinio del socialista Giacomo Matteotti. Lui era un antifascista intransigente. Anche nel suo nome oggi è indispensabile pronunciare con spirito saldo e con chiarezza alcuni irriducibili “no”:

  1.  “No” alla retorica della pacificazione e della memoria condivisa perché essa sottende in realtà la parificazione tra oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, il miliziano della Guardia Nazionale Repubblicana e il partigiano delle Garemi rimuovendo il fatto che il primo combatteva per il nazifascismo genocidario e il secondo per riscattare dall’abiezione l’Italia e consegnarla ad un destino di libertà.
  2. No alla riabilitazione del fascismo in qualsiasi forma. L’utilizzo della violenza squadristica, la soppressione delle libertà, la persecuzione degli oppositori, l’invasione imperialistica dell’Etiopia, l’appoggio ai golpisti spagnoli, il varo delle leggi razziali, l’entrata in guerra a fianco di Hitler, la creazione dello Stato fantoccio della RSI e l’attivo coinvolgimento del fascismo italiano nell’Olocausto sono le cifre del carattere totalitario e criminale dell’esperimento fascista.
  3. No alla distinzione tra una Resistenza buona e una Resistenza cattiva. La lotta di Liberazione fu un fenomeno al contempo unitario e pluralista: dai cattolici ai comunisti, dai socialisti agli azionisti fino ai liberali. I comunisti – che alcuni vorrebbero sradicare dalla lotta di liberazione – ebbero un ruolo fondamentale nella Resistenza perché erano parte integrante del CLN, il 50 per cento delle formazioni partigiane erano garibaldine e i comunisti italiani contribuirono in modo decisivo all’elaborazione della Carta Costituzionale.

Con la Resistenza l’Italia ha riscattato sé stessa, si è emancipata dalla tirannide e ha riconquistato la dignità perduta: è questa la “moralità” della Resistenza per usare la bella espressione di Claudio Pavone.

La Costituzione italiana è intrinsecamente antifascista e della nostra Carta la Resistenza è il “mito fondativo” e il nucleo valoriale originario. La Carta Costituzionale delinea un progetto di società e di economia antagonista al modello neoliberista dominante e lontana da ogni sovranismo perché contiene un grandioso progetto di emancipazione sociale. E’ nostro dovere impegnarci per attuarla contrastando le disuguaglianze, eliminando il precariato, valorizzando il lavoro, tutelando l’ecosfera, costruendo una società inclusiva ed accogliente verso chi fugge da guerre e povertà.

Ma la nostra Costituzione va anche difesa nella sua architettura istituzionale: i progetti di modificazione del sistema delle autonomie e di alterazione dell’equilibrio dei poteri legati all’elezione diretta del Premier vanno contrastati perché negano da un lato il profilo solidaristico delle relazioni tra territori e dall’altro il carattere parlamentare della nostra democrazia costituzionale così come definita dai Padri e dalle Madri costituenti.

Infine la drammatica questione della guerra chiama tutti gli antifascisti ad un impegno morale e ad una mobilitazione concreta proprio perché i partigiani si sono battuti contro la violenza disumanizzante del fascismo al fine di creare un mondo in cui la guerra fosse espulsa dalla storia e fosse bandita dal genere umano. La Costituzione italiana ripudia infatti la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Si sta diffondendo una cultura bellicista incardinata sulla terribile idea che i conflitti debbano trovare soluzione attraverso l’impiego programmato della forza anziché attraverso la paziente ricerca di soluzioni diplomatiche. Quindi: si azzeri il fragore delle armi a partire dall’Ucraina e dalla martoriata e amata terra palestinese, cessi il fuoco ovunque, si ponga fine ad invasioni, occupazioni militari, massacri e genocidi, sia garantito a tutti i popoli il diritto all’autodeterminazione, sia restituita sacralità al valore della vita, torni la politica, si dia spazio al negoziato, si coltivi il dovere civile e umano della pace universale e della giustizia globale.

Sono questi gli impegni del nostro antifascismo che noi viviamo come spiritualità democratica e repubblicana, religione civile, principio critico, rivoluzione permanente, nuovo umanesimo.

E nei confronti di queste destre regressive, xenofobe, securitarie, sovraniste la risposta non può che essere l’unità antifascista che la Resistenza ci ha insegnato.

Viva la Resistenza, Viva la Costituzione!

Luigi Poletto