Vogliono demolire la nostra casa

La Costituzione italiana, frutto della Resistenza e della Lotta di Liberazione, è stata definita la più bella del mondo. Essa è il nostro documento di riconoscimento: è la carta di identità in cui noi siamo indicati come italiani, non più sudditi ma cittadini sovrani, con pari diritti e doveri senza distinzioni di razza, sesso, religione, censo.
Insomma la Costituzione è la nostra casa comune e, come in ogni casa, lì c’è il nostro passato, il presente, ma anche il futuro.
Le Costituzioni, come le case, sono fatte per durare a lungo. Quella della Repubblica di San Marino è in vigore dal 1600, quella degli Stati Uniti dal 1789, cioè da 224 anni.
Noi che l’abbiamo solo da 65 continuiamo ad accanirci contro di essa, senza peraltro averla mai completamente attuata.
Anzi, vi scarichiamo spesso responsabilità che sono della politica o della società.
Questa nostra Costituzione, questa nostra casa oggi ha forse bisogno di una rinfrescata e di qualche piccola manutenzione o ristrutturazione.
Ma ciò non vuol dire abbatterla e rifarla dalle fondamenta, come si è tentato nel 2006.
Ora si ritenta ancora. Stavolta in maniera ancor più incisiva e radicale. E lo si vuol fare usando come grimaldello la modifica dell’art.138, con l’intenzione, non tanto celata, di trasformare la nostra Repubblica, da parlamentare a presidenziale, dove tornerebbe in qualche modo un uomo solo al comando.
Noi dell’A.N.P.I. siamo pronti a contribuire ad una giusta ristrutturazione della nostra casa (diminuzione, meglio se dimezzamento, del numero dei parlamentari, distinzione delle funzioni di Camera e Senato, abolizione delle province).
Ci opporremo però se anche stavolta si vorrà abbatterla e ricostruirla diversa da come l’hanno pensata i nostri Padri Costituenti. Essi certamente si stanno rigirando nella tomba vedendo che il loro splendido lavoro, rischia di essere manomesso oggi da parlamentari nominati e non eletti e da partiti che esprimono livelli di cultura, di democrazia e di moralità se non molto bassi certamente non all’altezza delle istituzioni che rappresentano.
Questi parlamentari e questi partiti non hanno ricevuto da nessuno il mandato di cambiare lo Stato.
Pensino ad attuarla la Costituzione prima di modificarla.
La Costituzione che, ad esempio, all’art.54 dice che chi è chiamato a funzioni pubbliche “ha il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Invece dilagano la corruzione, la truffa.
Ora sappiamo che a truffare lo Stato è stato persino chi ha governato lo Stato per quasi vent’anni e che continua vergognosamente a condizionare, se non a dettare, la politica nel nostro Paese.
Ci opporremo quindi con tutte le nostre forze allo stravolgimento della Costituzione, in accordo con chi ha a cuore il bene comune, i diritti di tutti e non la sopravvivenza dei privilegi dei pochi che oggi comandano. Pubblichiamo pertanto il Comunicato emesso in proposito dal Comitato Nazionale dell’ANPI il 16 maggio scorso:

Il Comitato Nazionale dell’ANPI
In relazione ai diversi progetti che si vanno formulando, anche in sede governativa, a riguardo di un sistema di riforme costituzionali, ribadisce la più ferma contrarietà ad ogni modifica, legislativa o di fatto, dell’art.138 della Costituzione, che – semmai – dovrebbe essere rafforzato e del quale in ogni caso, si impone la più rigorosa applicazione;

conferma il netto convincimento che il procedimento da seguire non può che essere quello parlamentare, attraverso gli strumenti e le commissioni ordinarie, non essendovi ragione alcuna per eventuali nuove formule e strutture, essendo più che sufficiente quanto già previsto dai regolamenti parlamentari;

riafferma l’inopportunità del ricorso ad apporti esterni che in qualche modo incidano sul lavoro parlamentare e che non siano quelli già previsti, attraverso i quali si possono acquisire opinioni e contributi di esperti, mediante pareri, consultazioni, audizioni e quant’altro;

conferma la convinzione, più volte espressa, che le riforme possibili ed auspicabili sono solo quelle che risultano in piena coerenza con i princìpi della prima parte della Costituzione e con la stessa concezione che è alla base della struttura fondamentale della seconda, indicando fra le riforme possibili, la diminuzione del numero dei parlamentari, la differenziazione del lavoro delle due Camere, l’abolizione delle province; tutte materie sulle quali esiste già una notevole convergenza e che non pongono problemi di coerenza complessiva;

ribadisce quanto già espresso in varie occasioni, vale a dire la netta opposizione dell’ANPI ad ogni riforma che introduca il presidenzialismo o il semipresidenzialismo, non risultando ragioni evidenti per stravolgere il delicato e complesso sistema delineato dal legislatore costituente; conferma ancora una volta, l’assoluta e prioritaria necessità di procedere alla modifica della legge elettorale vigente, da tutti ritenuta inadeguata e dannosa;

invita tutti gli organismi dell’ANPI ad impegnarsi a fondo su questi temi, promuovendo dibattiti e confronti, irrobustendo l’informazione ai cittadini, assumendo tutte le iniziative (…), idonee ad ampliare il consenso attorno a queste posizioni, d’intesa con altre associazioni democratiche e con tutte le forme di aggregazione di cittadini interessati a problemi di ordine costituzionale, chiarendo soprattutto che non si tratta di restare ancorati a tutti i costi ad un sistema immodificabile, ma di impedire ingiustificate alterazioni di esso e assicurare che non vengano poste in atto misure pericolose, suscettibili di scardinare la profonda ed intima coerenza del sistema costituzionale, senza alcun vantaggio per la democrazia.
Roma, 16 maggio 2013