Severino Oliviero “Attilio Bandiera” “Fulmine”

Tratto da “Figure della Resistenza vicentina: profili e testimonianze” di Mario Faggion e Gianni Ghirardini

“Non mi sono mai presentato ai bandi di chiamata. Nel 1942, fino a dicembre ero stato a lavorare in Germania e avevo fatto un’esperienza brutta con i tedeschi: avevo visto anche uccisioni a sangue freddo. Ho passato la visita militare in luglio. Subito dopo l’8 settembre 1943, ho aiutato i giovani militari sbandati con vestiti, insegnando loro la strada… Avevo un fratello disperso in Russia. Anche mia madre collaborava con me, nella speranza che qualcuno aiutasse il figlio suo lontano. Al momento del bando di chiamata ci fu una riunione dei giovani di Monteviale: la decisione fu di non presentarsi. E nessuno si è presentato.
Abbiamo cominciato a raccogliere e a nascondere armi. Con lo sviluppo del gruppo di Malga Campetto, prima di salire con i partigiani, ho partecipato anch‘io al trasporto delle armi in montagna. Ci volevano due giorni, a piedi, per portarle a destinazione. Due giorni per l’andata e due per il ritorno. Attraverso i monti di Torreselle, Monte Pian, Priabona e Monte di Malo scendevamo nella Valle dell’Agno, sopra Valdagno, verso S.Quirico. Prendevamo la stretta valle a destra di S.Maria (Panisacco) e, percorrendo dei sentieri, salivamo sino ad una contrada alta (contrada Bertoldi). Lì lasciavamo il carico di armi e, dopo esserci riposati e ristorati, facevamo ritorno a casa nostra, a Monteviale. Alla scadenza della proroga del bando di chiamata alle armi, siamo stati avvertiti che era necessario fare una scelta. Allora, aggregatosi a noi anche “Terremoto” di Creazzo, in cinque siamo partiti per Marana. È stato cosi che l’8 marzo 1944 abbiamo incontrato, in contrada Tomba, Bruno Lorenzi e Innocente Fattori. Dopo qualche attimo di reciproca diffidenza, li abbiamo armati, in cambio di un pacchetto di sigarette, e siamo partiti insieme per Marana in cerca di “Giani”. Alla sera ci siamo fermati presso una casa detta “Stella Rossa” in una contrada vicina al paese. Un ragazzo ha avvertito il Comandante “Giani” che è arrivato con “Franco“. Abbiamo consegnato le armi, ci ha dato i “nomi di battaglia“ e ci ha assegnato alle pattuglie.
La nostra pattuglia era comandata da “Terremoto” di Creazzo (Bruno Ziesa) della classe 1922 o 1923. La zona della pattuglia comprendeva: Marana, Turrigi, Valle del Boja, Lorenzi, Croce S.Maria, Marchesini, al di là dell’Agno Contrada Menovre, Contrada Lure, Zovo, Mucchione, Raga alta, Priabona, Monte Pian, Torreselle, Monteviale. Avevamo l’ordine di passare per le contrade, di farci vedere e notare per accrescere la fiducia della popolazione nei partigiani. Il giro completo si faceva in otto-dieci giorni, Lo abbiamo ripetuto due-tre volte. Ricordo che a Marana abbiamo trovato pure “Viola” il marinaio e gli uomini di “Marte“ di Schio.
Al ritorno dal terzo giro, non abbiamo più trovato “Giani“. Eravamo ai primi di aprile 1944. Alla nostra pattuglia è stato dato l’ordine di spostarsi verso Monte Magré. Con noi non c’era Silvio Apolloni, sceso momentaneamente a Monteviale a casa sua.
Per qualche mese ci siamo fermati in quella zona. Il gruppo, abbastanza autonomo, si era andato ingrossando fino ad arrivare ad una trentina di elementi. Verso la fine di luglio ci siamo aggregati al “Negro” che ci ha proposto di salire a Malga Zonta. Però non siamo arrivati a Malga Zonta, per un grande rastrellamento in corso.
Così, nella nostra zona di operazioni di Monte Magrè, si è andato formando il “Battaglione Lampo” della Brigata Garibaldina “Martiri Val Leogra” in memoria di Bruno Viola “il marinaio“ caduto a Malga Zonta il 12-8-44, chiamato anche “Lampo“.
In autunno ci siamo spostati a sud, nella zona di Torreselle e Monte S. Lorenzo.
Ho corso un serio pericolo l’11-10-1944, essendo stato preso dai tedeschi. Sono riuscito, con uno stratagemma, a liberarmi di documenti compromettenti e con l’appoggio di uno zio maestro, amico del Conte Zileri, sono stato assegnato alla TODT.
Verso la fine di dicembre anche “Flop“ (Fattori Innocente) è venuto a lavorare alla TODT. La direttiva del comando, per i partigiani meno conosciuti, era di trascorrere i mesi più duri dell’inverno nelle loro zone o, per ragione di maggior sicurezza, di prestare lavoro volontario sotto i tedeschi.
Eravamo tutti e due alle dipendenze dei tedeschi al Biron di Monteviale, sempre collegati, però, alle squadre partigiane.
Ai primi di marzo 1945, per ordine del comando, siamo rientrati in formazione e siamo stati inquadrati nel Btg. “Ismene”. Abbiamo partecipato alla liberazione di Vicenza”.

Testimonianza raccolta a Valle di Castelgomberto il 4 marzo 1987