Ordine del giorno Anpi Provinciale – Un voto antifascista per la pace, i diritti civili e sociali, la difesa della Costituzione

Si avvicina la data del voto, il 25 settembre. Una scadenza fondamentale, dai cui esiti dipenderanno le sorti del nostro Paese, delle sue istituzioni e della vita concreta di donne e uomini, ragazze e ragazzi che vivono in Italia.

Per la delicatezza di quest’appuntamento l’ANPI si sente in dovere di intervenire: non per dare precise indicazioni di voto (difendiamo strenuamente il nostro pluralismo interno e la nostra autonomia), ma per esprimersi su temi, questioni, contenuti delle proposte politiche in campo.

A guidarci sono i valori di chi ha combattuto nella lotta di Liberazione, che sono stati trasfusi nella Costituzione, repubblicana e antifascista, eredità collettiva che può aiutarci a superare le inquietanti trasformazioni in atto.

ANDIAMO A VOTARE

Rivolgiamo, innanzitutto, un accorato appello a tutte e tutti coloro che si riconoscono nella democrazia e nell’antifascismo costituzionale. Andiamo tutte e tutti a votare: esercitiamo il diritto e compiamo il “dovere civico” indicati dall’art. 48 della Costituzione.

La partecipazione di cittadine e cittadini al voto e alle mobilitazioni sui temi sociali, civili e ambientali è l’antidoto a ogni forma di regressione autoritaria.

Per tutte queste ragioni – nonostante la mancata riforma di una legge elettorale poco democratica – rinnoviamo l’invito a tutte/i, in particolare a giovani e ragazze, ad andare a votare e, per scegliere consapevolmente, a leggere attentamente i programmi delle varie forze politiche e a votare coloro che si riconoscono esplicitamente nei valori della Resistenza contenuti nella Costituzione e si impegnano a promuovere diritti, non a limitarli.

LA PACE

Le madri e i padri costituenti hanno lottato per far cessare la guerra e voluto scrivere, all’art. 11, che “L’Italia ripudia la guerra…”. Ci richiamiamo a quest’articolo perché troppo poche sono le voci, oltre a quella del Papa, che parlano di pace davanti alle distruzioni e alle morti che continuano nella vicina Ucraina. Riconfermato il sostegno alla lotta del popolo ucraino contro l’invasione russa, siamo convinti che sia necessario far tacere le armi e aprire la strada alla diplomazia e al negoziato. In questa direzione dovrebbe essere impegnata innanzitutto l’Europa, che ritroverebbe così lo spirito delle sue origini (nato al confino fascista con il “Manifesto di Ventotene”) e un ruolo autonomo nella politica mondiale.

L’Italia dovrebbe operare con forza in questo senso, evitando chiusure nazionaliste pericolose e controproducenti e rendendo coerenti le spese militari, proiettate verso l’inaccettabile 2% del PIL.

Per questo ci sentiamo impegnati a dare il nostro contributo per valorizzare la giornata ONU della Pace del 21 settembre.

Far cessare la guerra in Ucraina può contribuire all’apertura di una nuova fase di politiche per la pace in ogni luogo del mondo nel quale imperversano guerre e da dove fuggono donne e uomini in cerca di libertà e una vita migliore.

Persone che vanno soccorse e accolte, operando per demolire i muri di cui l’Europa si è
circondata.

LA CRISI SOCIALE ED ECONOMICA

La crisi sociale ed economica che continua dal 2008 – segno inequivocabile di crisi del sistema capitalistico che non è in grado di riformarsi – è stata aggravata dalla pandemia e poi dalla guerra disuguaglianze e le ingiustizie. Per uscirne è necessario, da un lato, mantenere le politiche di sostegno ai settori sociali più deboli, dall’altro spingere per una riconversione economica che rilanci i settori legati al risparmio e alla riconversione energetica. Va respinta la volontà di eliminare gli interventi che hanno impedito l’aumento indiscriminato della povertà, cresciuta esponenzialmente in questi anni, contrastandola in primis con una riforma del mercato del lavoro che garantisca buona occupazione, lavoro dignitoso, uguali diritti e
sicurezza, a prescindere dalle attività svolte, anche eliminando leggi che hanno colpito i diritti di chi lavora.

E’ infatti necessario un lavoro stabile e ben retribuito, in particolare per giovani e ragazze. Preoccupa vedere forze politiche, in particolare della destra che si candida al parlamento e al Governo, farsi paladine delle spinte imprenditoriali tese a colpire i diritti contrattuali dei lavoratori. Le politiche fiscali devono essere improntate a progressività e giustizia: chi ha di più deve dare proporzionalmente di più. La cosiddetta tassa piatta, invece, è un grande regalo a chi è già ricco e toglie risorse allo stato sociale (sanità, istruzione, assistenza ecc.)

In questo quadro, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, previsti e sottolineati nella Costituzione e lo sforzo per controllare i cambiamenti climatici rendono necessaria una svolta verso le energie rinnovabili e non il continuare indifferenti a utilizzare le energie fossili (carbone, petrolio e gas) o il nucleare. Per questo osserviamo con interesse e simpatia le ragazze e i ragazzi di Friday For Future e saremo con loro in piazza il 23 settembre.

DIRITTI SOCIALI E CIVILI

La Costituzione precisa, nei suoi articoli, i fondamentali diritti civili e sociali e i doveri della Repubblica nel riconoscere uguaglianza e pari dignità ai suoi membri, senza distinzione di nascita, provenienza, colore della pelle, religione o orientamento sessuale e s’impegna a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.

Pensiamo che questi diritti e doveri siano i criteri con cui leggere i programmi delle forze politiche che si presentano alle elezioni. Potremo così scoprire chi vuole rispettare e, soprattutto, applicare la Costituzione e chi, al contrario, negando diritti e rimuovendo strumenti di sostegno a chi sta peggio, la vuole demolire.

Grazie alla Costituzione nel tempo sono stati conquistati importanti diritti civili, che hanno
affermato, in particolare, la libertà delle donne di decidere di sé (divorzio, aborto, diritto di famiglia) e la possibilità per tutte e tutti di poter esprimere la propria diversità e vederla rispettata. Preoccupa perciò che la destra politica voglia mettere in discussione i diritti delle donne e del mondo lgbtq.

Ciò rappresenterebbe un arretramento inaccettabile. I diritti sociali – ad esempio il diritto alla salute – camminano insieme con quelli civili: gli uni senza gli altri non si possono consolidare.

LA COSTITUZIONE VA RISPETTATA E APPLICATA

Respingiamo ogni tentativo o volontà di forzare in senso presidenzialista la nostra Costituzione, che prevede una Repubblica parlamentare, non presidenziale. Essa è stata costruita proprio per evitare che vi possa essere un uomo o una donna soli al comando.

Guardiamo con inquietudine la svolta oligarchica del nostro sistema politico-istituzionale e l’abbandono del modello fondato sulla partecipazione democratica. Pensiamo che la legge elettorale debba essere modificata restituendo ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti. Inoltre, ci impensierisce fortemente la stimolo a un’autonomia differenziata che rischia di rompere l’unità politica e sociale del Paese.

Siamo infine preoccupati per la mancata chiarezza sui riferimenti storico/culturali delle forze politiche di destra che si ostinano a non riconoscere il carattere antifascista della Repubblica e della sua Costituzione e a non prendere chiaramente le distanze da un passato tragico e crudele. Nessuno pensa a un ritorno del fascismo storico, ma troppi sono gli indicatori, pressoché quotidiani, che segnalano la presenza di organizzazioni neo-fasciste che si sentono legittimate dalla mancata esplicita presa di distanza o dall’ambiguità da parte di chi si candida alla guida del Governo.

UNA NUOVA FASE DELL’UNITA’ ANTIFASCISTA

Oggi più che mai appare valida e attuale la nostra proposta congressuale di costruzione di una “Grande Alleanza Antifascista per il Lavoro, la Persona e la Socialità” coinvolgendo movimenti, associazioni, sindacati al fine di costruire una nuova egemonia antifascista nella società, per contrastare la presenza del neofascismo e l’espansione di forze politiche che, direttamente o indirettamente, si richiamano ai principi del nazionalismo e dell’identitarismo etnico-culturale, in radicale antitesi alle società aperte, e per attuare la Costituzione nei suoi contenuti di emancipazione sociale.

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