OdG Comitato Nazionale Anpi: Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza

Davanti alla spaventosa carneficina in corso a Gaza il Comitato nazionale dell’ANPI ribadisce la richiesta a tutte le istituzioni democratiche ad ogni livello di esercitare la massima pressione per il cessate il fuoco a Gaza come obiettivo urgentissimo e indilazionabile. Il mondo è sconvolto e attonito davanti alla distruzione di Gaza, al bombardamento della sede del parlamento, alle migliaia e migliaia di vittime di un’operazione militare che colpisce indiscriminatamente la popolazione palestinese. L’esecrazione davanti al massacro di ragazzi israeliani compito da Hamas non può giustificare un’azione che non fa giustizia, ma soltanto rabbiosa e indiscriminata vendetta.

Dall’efferato eccidio perpetrato da Hamas e dall’ininterrotta strage causata dall’esercito israeliano emerge una logica tribale, ancestrale, sanguinaria: non si è uccisi per una responsabilità personale, ma perché si fa parte di un popolo, il popolo ebraico e il popolo palestinese.

Le considerazioni del Segretario generale dell’ONU sono state oltraggiate dai dirigenti israeliani. La risoluzione ONU che chiedeva il rispetto delle leggi internazionali nei teatri di guerra a Gaza, l’invio di medicinali, acqua, cibo, generi di sopravvivenza, il rispetto dei diritti umani dei prigionieri, corridoi umanitari, pur approvata a stragrande maggioranza, ha visto, a conferma della fragilità dell’Unione Europea, i Paesi membri dividersi fra chi ha votato a favore, chi contro e chi, come l’Italia, si è astenuto.

Nessuno sa dove porterà l’escalation del conflitto, a fronte della palese ostilità nei confronti dell’attacco israeliano a Gaza da parte di tanti Paesi vicini, non solo arabi.
Va sventato il rischio di un’espansione del conflitto, va ribadita la condanna del massacro compiuto da Hamas, va imposto il rispetto del diritto internazionale, va richiesta la liberazione degli ostaggi, va sostenuto il principio dell’autodeterminazione dei popoli, va sollecitata la liberazione dei territori occupati, va contrastata ogni forma di antisemitismo e di islamofobia, va sollecitata una conferenza internazionale di pace, va riavviata la strada dei due popoli in due Stati. Ma l’unica e urgentissima premessa è il cessate il fuoco immediato.

PER UN CESSATE IL FUOCO PERMANENTE E PER UNA SOLUZIONE POLITICA (Appello promosso da EMERGENCY, LABORATORIO EBRAICO ANTIRAZZISTA, ASSOPACE PALESTINA, MEDITERRANEA). Ha aderito anche l’ANPI

Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. È stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l’occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Più di un milione di palestinesi è stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non è più un luogo sicuro. Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania, è cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese. Davanti a questi orrori, l’opinione pubblica internazionale in Europa si è polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia, riportandoci alla retorica dello scontro di civiltà che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni. La lotta contro l’antisemitismo non può essere né una mossa ipocrita per cancellare il retaggio del fascismo, né un’arma in più per reprimere il dissenso e alimentare xenofobia e pregiudizio antiarabo. Deve invece essere parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo.

Questa logica binaria – da una parte o dall’altra – è la trappola a cui è necessario sottrarsi in questo momento. Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza.

Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perché sono loro l’unica certezza di ogni conflitto. La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalità, residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un’azione diplomatica della comunità internazionale e delle forze della società civile.ee

Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza, l’avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. È necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi, – senza eguaglianza, diritti e libertà.