Negata la sala convegni: decisione antidemocratica, autoritaria e anticostituzionale

Sala convegni negata ad un convegno sulle foibe
decisione antidemocratica, autoritaria e anticostituzionale
tipica di un regime fascista

In relazione alla decisione dell’Amministrazione comunale di Vicenza di non concedere l’utilizzo di una sala per un convegno sulle foibe, l’esodo e le complesse vicende del confine orientale formuliamo due osservazioni:

1 – La decisione appare gravissimamente lesiva dei diritti di libertà costituzionalmente sanciti. Non vi è alcuna motivazione a supportare la decisione: ci troviamo di fronte ad un atteggiamento autoritario “da regime”, ad una vera e propria censura preventiva, ad una palese violazione degli articoli 17 (libertà di riunione), 21 (libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero) e 33 (libertà di ricerca) della nostra Costituzione, ad un tentativo grottesco di impedire per via amministrativa l’approfondimento storiografico e la conoscenza degli eventi sulla base della ricerca storica più accreditata e di imporre una “storia di parte” e un “pensiero unico” su vicende che esigono capacità di analisi oltre ogni tentativo di uso politico della storia e di asservimento della storia alla politica.

2 – L’ANPI di Vicenza è stato invitato a questo evento con un proprio esponente. L’ANPI ribadisce di essere completamente estranea ad ogni orientamento “negazionista” o “riduzionista”: gli eccidi avvennero ed ebbero finalità di punizione, di epurazione preventiva e di intimidazione come ha certificato la Commissione storico-culturale italo-slovena e l’Istituto regionale per la storia della resistenza e dell’età contemporanea del Friuli Venezia-Giulia.

Nel contempo però occorre ricordare le preminenti responsabilità dell’Italia fascista per l’italianizzazione forzata e la snazionalizzazione di croati e sloveni, per lo squadrismo del fascismo di confine, per l’aggressione e l’occupazione militare della ex Iugoslavia, per la spietata repressione delle forze partigiane, per il sostegno fascista al regime criminale di Ante Pavelic in Croazia, per i crimini di guerra e per la “guerra ai civili” condotta dai nazifascisti.

L’ANPI denuncia il fatto che dall’istituzione del Giorno del Ricordo nel 2004 sia prevalso nell’evocazione di quelle drammatiche vicende l’unilateralismo nazionalistico all’insegna di uno sciovinistico primato italiano disconoscendo la necessità di riconoscimento del reciproco dolore in una regione plurilinguistica e multiculturale.

L’ANPI continuerà a battersi per un sereno approfondimento storico delle drammatiche vicende e delle tragedie dell’ “Alto Adriatico” oltre ogni strumentalizzazione politica e ogni revisionismo.

Danilo Andriollo (Presidente provinciale ANPI)
Luigi Poletto (Vicepresidente provinciale ANPI)
Franca Dal Maso (Vicepresidente provinciale ANPI)