Bianca Bianchi

Bianchi Bianca

Bianca Bianchi

Si batte per l’adeguamento delle pensioni al costo della vita e per la scuola pubblica. E’ contraria infatti alla parificazione degli istituti privati e alla loro sovvenzione statale. Sostiene inoltre la riqualificazione dei/delle lavoratori/trici per evitare l’infruttuoso assistenzialismo della beneficienza.

Bianca Bianchi

Si batte per l’adeguamento delle pensioni al costo della vita e per la scuola pubblica. E’ contraria infatti alla parificazione degli istituti privati e alla loro sovvenzione statale. Sostiene inoltre la riqualificazione dei/delle lavoratori/trici per evitare l’infruttuoso assistenzialismo della beneficienza.

Laureata in Filosofia e pedagogia, insegna in diversi istituti superiori di Firenze, Mantova, Cremona, Crema e Genova. E’ allontanata dall’insegnamento perchè nelle sue lezioni affronta argomenti riguardanti la civiltà ebraica, esclusi dai programmi fascisti

Partecipa alla Resistenza salvando numerosi soldati alleati caduti nelle zone controllate dai tedeschi e rifornendo i partigiani di armi e munizioni. Si impegna nella ricostruzione dei paesi toscani danneggiati dalla guerra e nell’assistenza alla popolazione bisognosa.

Viene eletta all’Assemblea costituente per il Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP), ottenendo nella circoscrizione di Firenze più del doppio dei consensi del capolista Sandro Pertini e tutto questo nonostante i dirigenti fiorentini del suo stesso partito la temessero a tal punto da averle sottoposto una dichiarazione di dimissioni in caso di elezione che Bianchi, ovviamente, si rifiutò di sottoscrivere. Scrive Bianchi a tal proposito: “In Federazione serpeggiava la paura che fossi eletta. I dirigenti mi avevano accettato in lista come l’emblema della novità, del progressismo, del richiamo per le allodole. In questo caso le donne. Sentendosi scavalcati dalla piega degli avvenimenti, escogitarono un modo per levarmi di mezzo nel caso malaugurato di una mia elezione. Prepararono una lettera di dimissioni dalla carica di deputato, per far  passare al mio posto un vecchio socialista dalla barba bianca

Ricopre la carica di Segretaria di Presidenza dell’Assemblea costituente, insieme a Teresa Mattei.

I suoi interventi in Assemblea costituente riguardano prevalentemente i temi delle pensioni, della scuola e dell’occupazione. Nella seduta del 22 luglio 1946, nell’ambito della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi, affronta il tema dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita e il problema della scuola, sostenendo che lo Stato ha il dovere di tutelare i cittadini che hanno speso la propria esistenza nel lavoro a beneficio e a servizio della società.

A proposito della scuola, la Bianchi è del parere che quest’ultima in Italia non è mai stata libera, e contiene elementi conservatori e reazionari. Lamenta il fatto che è una scuola priva di anima, che non è in grado di formare le coscienze e irrobustire il carattere. È critica nei confronti delle scuole private che hanno ottenuto, con troppa benevolenza, la parificazione. Auspica, invece, un tipo di scuola che, oltre a fornire un’adeguata preparazione culturale, formi le generazioni future, che insegni loro la capacità critica e la libertà interiore per affrontare le proprie scelte di vita. La sua attenzione è rivolta anche al corpo insegnante attraverso la richiesta dell’adeguamento degli stipendi al costo della vita. È contraria alle sovvenzioni statali nei confronti della scuola privata, poiché se lo Stato riconosce la necessità di queste scuole, viene meno la sua missione educativa nei confronti della collettività. Evidenzia la necessità di creare un adeguato piano occupazionale affinché lo Stato non intervenga attraverso la beneficenza, ma risolvendo concretamente il problema, attraverso l’apertura di scuole, di corsi di riabilitazione al lavoro, per formare una mano d’opera qualificata e specializzata.

Nel novembre 1946 è eletta al Consiglio Comunale di Firenze con il maggior numero di preferenze. L’anno successivo segue il gruppo di Saragat e aderisce al Partito socialista dei lavoratori italiani, nato con la scissione dal PSIUP. È direttrice del settimanale regionale del PSLI, «Il Socialismo Toscano». Nel 1948 viene eletta alla Camera dei deputati e durante questa legislatura, Bianca Bianchi presenta numerose proposte di legge riguardanti la tutela giuridica dei figli naturali, l’obbligatorietà del riconoscimento materno, la ricerca della paternità e l’unificazione dei servizi assistenziali dei figli illegittimi. Si occupa anche della richiesta della concessione di un assegno vitalizio di assistenza ai ciechi civili.

Al Congresso Internazionale delle Donne ad Amsterdam, nel 1949, interviene sulla condizione dei figli nati fuori dal matrimonio e quando denuncia che in Italia sui documenti e, perfino sulla pagella, scolastica viene riportata la dizione “NN” (nomen nescio), suscita lo sdegno generale.

Dal 1953 al 1955 diventa l’esperta per i problemi educativi per il quotidiano fiorentino «La Nazione» dove cura la rubrica “Occhio ai ragazzi”.

Negli anni ’50 fonda la “Scuola d’Europa”, un centro educativo che diventa un punto di riferimento nel campo della sperimentazione didattica.

Dal 1970 al 1975 ricopre l’incarico di vicesindaco del Comune di Firenze e assessore alle questioni legali e agli affari generali. Si fa promotrice di numerose iniziative culturali, continua a dedicarsi ai problemi dell’infanzia e della scuola. Alla conclusione del suo mandato, non si ricandida, ma si dedica agli studi e alla passione per la scrittura, dove i ricordi autobiografici si intrecciano all’analisi storica e alla riflessione politica.

Riposa nel cimitero di Rufina