A distanza di due anni dalla cancellazione della clausola antifascista, siamo ancora qui, la Vicenza antifascista, per chiederne l’immediato, anche se sempre più tardivo, ripristino.
In tempi in cui la recrudescenza neofascista si fa di giorno in giorno sempre più virulenta, in cui lo squadrismo sembra riemergere dal fango dove la storia l’aveva relegato, il formale e sostanziale divieto di concedere spazi pubblici alla propaganda fascista è uno, certamente non l’unico, ma uno degli strumenti di cui la comunità democratica deve dotarsi.
E allora ci chiediamo perché questa Amministrazione comunale ha deciso di privare la cittadinanza vicentina di questa difesa.
Ci hanno detto che l’hanno fatto perché la clausola antifascista impedirebbe, quella che loro chiamano, pacificazione nazionale.
Ebbene sappiano che con la loro decisione ottengono esattamente l’effetto contrario , perché violente sono l’ideologia e la prassi neofasciste, che non si vogliono ripudiate.
E sappia ancora la Giunta di Vicenza che la pace, noi, l’abbiamo già conquistata grazie alla lotta di liberazione dal nazifascismo, mentre della cosiddetta pace dei fascisti, oggi, ne facciamo volentieri a meno, come, ieri, ne avrebbero fatto volentieri a meno tutti i martiri antifascisti che hanno sacrificato la loro vita per donarci la nostra repubblica democratica.
Cari Assessori, cari Consiglieri comunali, fuori dalla storia non è l’antifascismo, ma coloro la cui militanza politica, anche all’interno delle istituzioni democratiche, non è dell’antifascismo il logico, libero e incontrastato sviluppo. L’antifascismo è una scelta di campo netta, l’altra faccia della medaglia si chiama fascismo. L’opzione che impegna politicamente ed eticamente va fatta tra questi due termini totalizzanti. E se vi è poi una linea di demarcazione fra queste due scelte, la cosiddetta zona grigia, ebbene essa è così chiamata perchè sta ora dall’una ora dall’altra parte, secondo un atteggiamento di indifferenza etica, votata alla convenienza politica del momento; ma non per questo, essa risulta meno responsabile se è acquiescente, per quel che ci riguarda, con il neofascismo nostrano.
Ebbene, è alla contiguità ideologica di certa politica ufficiale ed è a questa zona grigia che, infatti, pensava il Parlamento europeo quando, nella risoluzione del 25 ottobre 2018, scriveva da un lato che la mancanza di un’azione seria nei confornti dei gruppi neofascisti e neonazisti ne ha consentito la proliferazione in Europa e dall’altro osservava con preoccupazione alle notizie di collusione di leader politici, partiti politici con neo fascisti e neonazisti in alcuni Stati membri.
Sappiano allora che la Vicenza antifascista non darà tregua al neofascismo: ce lo chiedono i martiri antifascisti, ce lo chiede la Costituzione; e sebbene scontiamo la mancanza di una normativa che non lasci spazio a dubbi interpretativi in relazione ad alcune fattispecie criminose (e rispettto a questo deficit assistiamo ciclicamente alla vergognosa opposizione in Parlamento all’emanazone di norme chiari e nette che sanzionino tout court la manifestazione di matrice fascista) e pur tuttavia le leggi attualmente in vigore di attuazione della XII diposizione transitoria e finale della Costituzione, sono dalla nostra parte ed è giunta l’ora che anche la magistratura, a tutti i livelli, e anche a Vicenza, ne prenda finalmente atto senza tentennamenti.
Vicenza è stata, Vicenza è, Vicenza sarà sempre antifascista.
Mario Faggionato
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