Wilna Marchi “Nadia” (1925-2013)

WilnaMarchiLunedì 2 settembre 2013 le bandiere delle Sezioni ANPI della Valle dell’Agno e la bandiera della Brigata “Stella” hanno reso gli onori alla partigiana Wilna Marchi “Nadia”.
Nata a Recoaro nel 1925, frequenta la scuola di avviamento professionale a Valdagno. Trova, dopo la licenza, occupazione come impiegata presso l’Istituto Tecnico Industriale di Valdagno. Nell’organico del battaglione “Amelia”, che comprende le partigiane e le patriote della “Stella” – Divisione Garemi – “Nadia” figura al secondo posto, commissario politico, con anzianità dal 25.2.1944.
E’ in questo mese che prende contatto con il comando del gruppo di Malga Campetto in contrada Muschi di Recoaro. Clemente Lampioni “Pino” le affida il compito di raccogliere informazioni, vestiario e medicinali per i partigiani. Poi le sue responsabilità aumentano. Deve curare i rapporti con il C.L.N. di Valdagno e mantenere i collegamenti tra il comando della “Stella” e gli Organismi della Resistenza a Vicenza. I garibaldini in città hanno un recapito fisso presso la cappelleria di Oddo Capannari, in Via Santa Barbara. Inoltre, a contatto con “Pino”, “Dante”, “Alberto”, “Lisy” e altri, batte a macchina le loro direttive e i messaggi che deve recapitare o far giungere alle formazioni dipendenti. Ha pure l’incarico di formare e di guidare piccoli gruppi di staffette e di partigiane in tutta la Valle dell’Agno.
Dopo l’arresto di Oddo Capannari il 25 luglio 1944, anche “Nadia” cade nella rete repubblichina. Tradotta in questura e a Palazzo Littorio, tiene testa agli interrogatori duri di Polga e Berenzi, negando tutto in modo convincente. Il 10 agosto viene rilasciata, torna a Valdagno e a Recoaro, avverte il comando di brigata e del Gruppo brigate Garemi e riprende il suo impegno.
Wilna MarchiIl 29 novembre 1944, tradita dalla spia fascista “Katia”, viene catturata e portata nella sede delle Brigate Nere di Valdagno. Accusata da “Katia” e da “Maroncelli”, passato con i nazifascisti, sottoposta a sevizie, bastonature, umiliazioni e torture, riesce a mantenere il suo atteggiamento nobile e dignitoso e non rivela nessun nome e particolare della Resistenza.
Portata a Vicenza con Luigina Castagna “Dolores” e il padre di lei, rimane in carcere fino al mese di marzo, poi è condotta in campo di concentramento a Peschiera. Di lì fugge l’11 aprile 1945 e raggiunge il Vicentino.
Nei giorni della Liberazione è in città e fa da segretaria ad Antonio Emilio Lievore, presidente provinciale del C.L.N.. Ritorna quindi nella Valle dell’Agno, rimane con le garibaldine del Battaglione “Amelia” fino alla smobilitazione e poi riprende il suo lavoro a scuola.
“Nadia” lascia un diario prezioso della sua vita e delle sue vicende nella Resistenza.
E’ stata una partigiana, una donna e una cittadina esemplare.