Luigi Meneghello (1922-2007)

Luigi MeneghelloLuigi Meneghello è scomparso improvvisamente il 26 giugno 2007 nella sua casa a Thiene a 85 anni. E’ stato uno dei maggiori scrittori italiani del novecento. Tuttavia vogliamo ricordarlo non solo come esimio letterato, autore di numerose opere di grande interesse e di enorme successo (Libera nos a malo, I piccoli maestri, Pomo Pero,…), non solo come fondatore dell’istituto di italianistica dell’Università di Reading in Inghilterra, ma soprattutto vogliamo ricordarlo come combattente per la libertà.
Ripercorriamo brevemente la sua vita, come nel filmato di Carlo Mazzacurati e di Marco Paolini: L’infanzia trascorsa a Malo. Il fascismo. Il piccolo Luigi balilla- moschettiere. La visita del Duce a Vicenza. Don Tarcisio, prete “edonista” e scrittore. La maestra Prospera e le prime difficoltà di un “dialettofono” […“la parola oseleto – uccellino – si può scrivere in ben 12 modi diversi”]. L’officina meccanica del padre. Gli zii. Il tornio e i torpedoni. La mamma maestra. Prime avvisaglie di una guerra che, a diciassette anni, si prospetta come ”un’avventura eccitante”. Il fatidico incontro con Antonio Giuriolo, grazie al quale un “morigerato, bravo giovane fascista” scopre Rimbaud, Baudelaire e la politica, “regina di tutte le cose”.

L’8 settembre. L’allievo ufficiale alpino Meneghello Luigi – “finalmente libero di combattere dalla parte giusta” – si allena nell’orto sparando ai pomodori. Diventa uno de “I piccoli maestri”, gruppo di studenti-partigiani che egli immortalerà in un grande romanzo. E poi il dopoguerra: il “sogno di un paese modello nell’ambito della civiltà europea” e l’esperienza politica, purtroppo di breve durata: “Per il nuovo partito perfetto – il partito d’azione – non votarono neppure le nostre fidanzate…”. La delusione. Il “dispatrio”. La voglia di andare a vedere come funzionava una democrazia parlamentare. Il soggiorno a Reading e l’incarico presso quella università. Il legame mai spezzato con l’Italia, “una patria che sembrava non volermi più”. Paolini afferma che in Meneghello vi era “una così profonda eleganza, spezzata da sobria autoironia, che incanta. È la purezza di certi uomini che nonostante tanta vita alle spalle non hanno accumulato infelicità che si trasforma in cinismo e, al contrario, mantengono la freschezza dell’adolescenza, curiosità e leggerezza”.
Per concludere ci piace ricordare il suo modo antiretorico, ma pieno di dignità, di essere e di descriversi partigiano, riportando un passo tratto dalle ultime pagine de “I piccoli maestri”:

«Com’è strana la vita, pensavo. Sono arrivati gli inglesi. Benvenuti. Questi carri [armati] sono i nostri alleati. Con queste loro gobbe, con questi orli di grandi borchie ribattute, questi sferragliamenti, queste canne, vogliono quello che vogliamo noi. L’Europa è tutta piena di questi nostri enormi alleati; che figura da nulla dobbiamo fare noialtri visti da sopra uno di questi carri! Branchi di straccioni; bande. Banditi. Certo siamo ancora la cosa più decente che è restata in Italia; non lo abbiamo sempre pensato che questo è un paese di banditi?».

Noi dell’A.N.P.I. vicentina siamo sinceramente ammirati di fronte al genio di Luigi Meneghello e nel contempo gli siamo enormemente e perennemente grati per l’opera da lui compiuta da partigiano combattente durante la guerra di liberazione e da scrittore nel dopoguerra.

Egli ha onorato la Resistenza e l’Italia nel mondo intero.