Ernesto Raniero “Mario” (1922-2010)

Il 20 luglio 2010, i rappresentanti di tante Sezioni ANPI e ANCR, con le loro bandiere, i partigiani della brigata Stella con la bandiera della formazione garibaldina, alcuni presidenti delle due Associazioni e numerosi cittadini di Selva di Trissino e dei paesi vicini, stretti intorno ai suoi cari, hanno portato l’ultimo saluto a Ernesto Raniero, il partigiano “Mario”.
Il corteo, prima della funzione religiosa, ha fatto sosta davanti al monumento dedicato a tutti i caduti (militari, partigiani, civili) della Comunità e ai 181 partigiani della brigata Stella.
Il monumento, inaugurato il 6 aprile 1975, è stato realizzato per volontà della popolazione di Selva di Trissino e delle Sezioni ANPI della Valle dell’’Agno, dopo avere raccolto i fondi necessari nelle diverse contrade e nelle famiglie amiche della Resistenza a Trissino, nei paesi della Valle, in tutta la Provincia e anche a Mantova. Proprio Ernesto è stato uno degli animatori più decisi e convinti del completamento dell’’opera (insieme a Fortunato Chiarello, a Luigi Caderbe e ai partigiani Giovanni Peruzzi “”Vignai””, Vittorio De Cao “”Flagello”” e Oreste Fioraso “”Binda””), iniziata da Alfredo Rigodanzo “”Catone””, deceduto il 7 dicembre 1973.

L’’orazione per “Mario” è stata tenuta dal presidente provinciale dell’’ANPI, che ha parlato di lui, della sua famiglia, delle contrade della frazione e della storia della brigata Stella per il contributo dato da Alfredo Rigodanzo ““Catone”” dai suoi compagni e amici e da molti civili allo sviluppo della Resistenza sui nostri monti.

Ernesto è stato al centro di questo impegno, insieme ai fratelli Cesare e Pietro e a tutti i suoi famigliari. Mentre “Catone”, “Claudio”, “Giorgio”, “Franz”, “Pascià”, “Vento” e poi “Brill” e gli altri scelgono di salire in montagna, a fianco dei partigiani di Malga Campetto, e di condurre la lotta armata contro gli occupanti tedeschi e i fascisti della R.S.I. al loro servizio, i fratelli Raniero (della contrada Righettini) decidono di sostenere la Resistenza restando a casa, dediti al lavoro dei campi. Mettono a disposizione la loro abitazione, che diventa una base della “Stella”, punto di rifornimento ed infermeria. Con “Patata” e Groppo” provvedono a cuocere il pane per le pattuglie di passaggio e per i partigiani che stazionano al comando, posto un po’’ più in alto al Roccolo dei Tomba, sulla catena del Faldo.

Sono diverse le contrade che assicurano il loro sostegno brigata Stella: la contrada Monte, la contrada Piazza, i Culpi, i De Cao e altre ancora.
Selva ha pagato un alto prezzo per l’’aiuto dato alla Resistenza con i rastrellamenti del 9 e del 12 settembre 1944, con gli incendi delle case, delle stalle, dei fienili e delle malghe, dall’’albergo di Catone” fino al monte Faldo, con l’’eccidio del 26 marzo 1945, con la morte di cinque partigiani e civili del paese (“Brill”, “Vento”, “Pascià”, Ettore Peghin “Oddo” e lo stesso papà di Ernesto, Germano Raniero).

La conquista della pace, della libertà e della democrazia con la Liberazione è dovuta anche ai lutti, alle sofferenze, alle distruzioni e alle privazioni patite dalla popolazione di Selva. Il paese è stato poi ricostruito con l’’impegno di tutta la comunità e dei sindaci Attilio Strobe e dott. Giuseppe Ghirardini. Ed Ernesto “Mario”, presidente per tanti anni anche della Sezione A.N.C.R., è rimasto fedele ai suoi ideali, coerente per tutta la vita, custode del monumento e delle sue memorie.