Domenico Piccoli: commemorazione del 14/3/2022

Oggi Gigi Poletto – Presidente della Sezione Anpi Vicenza – ha presenziato alla commemorazione organizzata in via Pasini in occasione del 101esimo anniversario della morte (avvenuta in circostanze mai completamente chiarite) di Domenico Piccoli.

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DOMENICO PICCOLI

di Gigi Poletto

I motivi per cui è rilevante ricordare la figura di Domenico Piccoli sono dal mio punto di vista sostanzialmente tre:

  1. Innanzitutto la statura morale del personaggio. Viviamo in un’epoca desertificata di valori forti ed evacuata di personalità significative. Oggi ripercorrere la straordinaria esistenza di persone come Domenico Piccoli significa evocare quel nesso tra vita morale e azione politica necessario per sostanziare la ricostruzione di un orizzonte di senso nel discorso pubblico.
  2. Il secondo motivo è l’antifascismo. Il fascismo non è stato un regime “paternalistico e bonario che “ha fatto anche cose buone”, ma un esperimento totalitario che fin dall’inizio ha annichilito la libertà e poi ha portato l’Italia all’alleanza esiziale con il nazionalsocialismo genocidario. Oggi essere antifascisti significa lottare contro il neofascismo dilagante che rappresenta una vera e propria emergenza democratica e contrastare quelle formazioni della destra parlamentare a base di massa che del fascismo costituiscono gli eredi in termini di populismo, sovranismo, razzismo differenzialista.
  3. Il terzo elemento è il socialismo. La fine della Prima Repubblica – come ricorda Gianfranco Pasquino nel suo recentissimo libro sul “profilo ideologico dell’Italia repubblicana” – ha condotto ad una obliterazione di culture politiche che ancora possono costituire un utile giacimento culturale a cui attingere nel presente e nel futuro. Ecco allora che il recupero delle idealità del socialismo italiano – in termini di lotta per una maggiore giustizia sociale – può rappresentare un asset per ridisegnare e rifondare una sinistra che nell’acquiescenza nei confronti della cultura neoliberista dominante ha perduto identità e ruolo. E non è un caso che il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione sull’uguaglianza sostanziale si deve ad una intuizione del socialista Lelio Basso.

La vita di Domenico Piccoli è esemplificativa di quella parte del ceto dirigente di estrazione borghese e di cultura illuminista e positivista dell’Ottocento e dei primi del Novecento che – alimentata da una ideologia di progresso tecnico e morale – mette a disposizione della comunità le proprie doti di operosità e inventività e si impegna a favore dei ceti meno abbienti e proletari.

La vicenda umana, professionale e politica di Domenico Piccoli è archetipica di questa parabola e anche di questa moralità.

Nato nel 1854 da una famiglia borghese e benestante, Domenico Piccoli compie studi scientifici, lavora in Belgio e in Inghilterra.

Coltiva una personale approccio al mondo fondato sulla dignità del lavoro, sulla fiducia nella scienza e nella tecnica quali motori del progresso e sulla creatività artistica quale espressione delle capacità umane.

Evidenzia uno straordinario talento per l’innovazione tecnologica e in particolare coglie tutte le potenzialità dell’elettricità.

Dirige per anni istituti artistico-industriali in Campania dove per molto tempo gravitano i suoi interessi, svolge una vivace attività imprenditoriale che lo conduce anche in Australia.

Intrattiene rapporti con Alessandro Rossi in cui vede un esempio di imprenditore illuminato.

Sposa la figlia di Pasquale Stanislao Mancini, insigne giurista e importante personalità della vita pubblica italiana.

Appresi dal fabianesimo britannico i fondamenti teoretici del socialismo, dal 1891 in poi si avvicina agli ambienti progressisti e socialisti napoletani e in seguito diventa uno degli esponenti più importanti del socialismo veneto e vicentino e dunque leader del variegato mondo operaio e artigiano berico anche sfruttando quel grande punto di riferimento del mondo progressista che è la Società Generale di Mutuo Soccorso e l’ospitalità assicurata da “El Giornale Visentin”.

Nel 2008 accorre a Messina alla testa di volontari in soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto insieme a Domenico Viotto leader degli anarcosindacalisti vicentini.

Consigliere comunale a Vicenza nel 1909 è più volte candidato al Parlamento.

Durante la Grande Guerra è ostile all’intervento italiano e per le sue idee antimilitariste è confinato a Cosenza. Nella sua memoria difensiva scrive “Odio la guerra perché è cosa atroce e incivile; tanto più l’odio perché non credo che essa possa prestarsi al trionfo del Diritto. Non è dalla violenza che si può attendere un bene duraturo”.

Nel 1919 – con il sistema elettorale non più uninominale ma proporzionale – è eletto deputato alla Camera insieme con lo scledense Domenico Marchioro. È designato capogruppo e diviene amico di Filippo Turati.

E’ soprattutto grazie al suo impegno indefesso che i socialisti conquistano il Comune di Vicenza nel 1920. Sono i tempi di Adolfo Giuriato e Luigi Faccio. I socialisti ottengono la maggioranza assoluta con 32 consiglieri. “El Visentin” scrive testualmente “il popolo vicentino si è risvegliato da un sonno secolare di schiavitù ed oppressione; la fine dell’oscurantismo è vicina”.

Il 1921 a Vicenza la primavera è caratterizzata da due fattori:

si consuma anche a Vicenza la scissione di Livorno e i socialisti berici vedono dimezzate le proprie forze attive

si intensificano le violenze, le aggressioni e le intimidazioni fasciste iniziate nella notte tra il 24 ed 25 gennaio con l’invasione della Camera del Lavoro nel palazzo del Territorio a Ponte degli Angeli in prossimità del quartiere Trastevere a forte insediamento di sinistra.

Muore il 14 marzo del 1921 in seguito ad un misterioso incidente ferroviario: cade dal treno a Pizzo Calabro in provincia di Cosenza. La versione ufficiale parla di disgrazia.

Nella commemorazione il giorno dopo alla Camera il vicentino Domenico Marchioro dice: “Noi che nelle organizzazioni socialiste vicentine, lo avemmo sempre altèro, generoso e fiero, sentiamo che con la sua scomparsa si apre un solco incolmabile. Abbiamo un dubbio nell’animo e ci auguriamo che questo dubbio non sia una realtà

E Turati prosegue dopo aver accennato alla “consuetudine di affetto” che lo legava a Domenico Piccoli concluse: “Mi associo anch’io all’augurio che si tratti di una disgrazia e che siano dissipati i dubbi che rimangono ancora e che sono avvalorati dalle notizie di stamane che ci parlano di un ukase comparso in alcuni giornaletti, non diciamo neppure patriottici, calabresi, che intimavano ai deputati socialisti di non mettere più piede sul suolo calabrese se vogliono aver salva la vita. Mi auguro che sia un cattivo sogno: ma data la caccia fatta a tutti i deputati socialisti, dico se non sarebbe il caso, per tediare meno la Camera, di fare una commemorazione generale preventiva”.

E poi Turati ricorda recentissime intimidazioni e le aggressioni da parte dei fascisti contro esponenti socialisti.

Domenico Piccoli è una figura da non dimenticare e la cui memoria va custodita con amore.