Carlo Segato “Marco-Vincenzo” (1919-2013)

Carlo SegatoSabato 18 maggio 2013 abbiamo ricordato e onorato il comandante partigiano Carlo Segato “Marco-Vincenzo” in due cerimonie: la prima, in forma religiosa e intima, a Padova; la seconda, di carattere pubblico, davanti al Municipio di Altavilla Vicentina. Erano qui presenti tante bandiere delle Associazioni e delle Formazioni partigiane vicentine (l’ANPI e l’AVL), delle Associazioni Combattentistiche e d’arma (l’ANCR, gli Alpini) il Gonfalone del Comune, la bandiera della Scuola Media; c’erano le autorità civili (il sindaco Catagini), le autorità scolastiche (il prof. Antonio Fortuna) con docenti e studenti, le autorità militari (il comandante della Stazione dei Carabinieri); c’era il Presidente provinciale dell’ANCR e della Confederazione delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane, commendatore Giuseppe Crosara; c’erano la Presidenza provinciale dell’ANPI e tante delegazioni venute dai vari centri della Provincia, molti cittadini e alcuni suoi compagni di lotta nella Resistenza come “Ninin” Marchezzolo, Antonio Tomasi, Bepi Morsoletto, Rina Somaggio e altri partigiani, tra cui Giuseppe Sartori; fra gli amici, commossi e fedeli, c’era Francesco Busonera, figlio del Martire Flavio Busonera. Una grande partecipazione dunque, riuniti tutti nel porgere l’ultimo saluto a “Marco-Vincenzo” e nell’esprimere cordoglio e solidarietà alla figlia Tatiana, al genero, alla nuora, ai numerosi nipoti e alle loro famiglie.

Dopo il sindaco Catagini, che ha salutato Carlo Segato per i suoi meriti di partigiano, combattente per la libertà, e come cittadino illustre di Altavilla, Mario Faggion ha tratteggiato brevemente la storia della sua vita, l’impegno e il ruolo nella Resistenza e nella società dopo la Liberazione.

Nato il 6 novembre 1919 a Cologna Veneta, si stabilisce con la famiglia da bambino a Tavernelle di Altavilla; frequenta le scuole elementari ad Altavilla e le superiori a Vicenza. Nominato assistente tecnico al “Fusinieri”, si sposa e va ad abitare a Vicenza.
Richiamato alle armi nel 1943 è assegnato al comando tradotte con il compito di prestare servizio sulle tradotte militari per la Grecia. In questo periodo matura in lui l’avversione per i tedeschi e per il nazismo; un giorno, nel luglio 1943, a Zemun a Nord di Belgrado scopre che le S.S. stanno uccidendo con il gas donne, vecchi e bambini ebrei, caricati su un treno-staffetta ”antimina”, fatto viaggiare dalla Grecia davanti al convoglio.

Dopo l’otto settembre 1943 si riunisce alla famiglia sfollata ad Altavilla e subito partecipa a Vicenza alle prime riunioni della sinistra comunista, socialista e azionista per lo sviluppo della lotta armata contro i nazifascisti. Per la sua esperienza di ufficiale è scelto quale “addetto militare” e si attiva per creare e mantenere i collegamenti con i primi gruppi gappisti sorti in città e con i primi gruppi di “ribelli” che si sono formati sui monti del Vicentino. Ricercato dai militi della R.S.I. passa alla clandestinità nel marzo 1944 e trova rifugio presso la fattoria Tomasi a Tavernelle, confinante con l’albergo che ospita ufficiali tedeschi e della X MAS. Qui stabilisce il comando del XIII Settore che diventerà poi Brigata Argiuna. Nella casa della famiglia Tomasi trovano un solido punto di appoggio le squadre partigiane del “Battaglione Guastatori”, costituito in maggio da Luigi Cerchio “Gino”, Gaetano Bressan “Nino” e Giacomo Prandina, che agiscono ad ovest della città di Vicenza (Creazzo, Sovizzo, Altavilla, Montecchio Maggiore, Montebello, Brendola). Collabora con lui nella guida delle squadre Leonardo Beltrame “Tom-Dino”.

Le innumerevoli ed efficaci azioni di sabotaggio sono narrate nel suo libro “Flash di vita partigiana – Altavilla Vicentina e dintorni” e in altri testi.

Arrestato il giorno di Natale 1944 (in seguito al tradimento di un giovane partigiano passato con i nazifascisti, Giuliano Licini) all’Ospedale di Arzignano, dove si era recato a far visita alla moglie che ha partorito la piccola Tatiana, viene incarcerato e duramente torturato. Riesce tuttavia a fuggire e raggiunge Verona, dove trova una base sicura. Di lì, compiendo vari viaggi nel Vicentino, mantiene i collegamenti con gli uomini delle sue squadre.
Nei giorni dell’insurrezione mobilita i suoi partigiani, partecipa alla Liberazione di Altavilla ed entra a Vicenza nel pomeriggio del 28 aprile, dove assume l’incarico di Questore politico e di vicesindaco della città, a fianco di Luigi Faccio, socialista.

A Carlo Segato viene attribuita la Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Noi lo ricordiamo per le conferenze e gli incontri nelle scuole, preoccupato di formare i giovani all’amore per la Costituzione e i suoi valori; per i suoi consigli e le sue direttive nell’ANPI, di cui è stato autorevole dirigente, sempre, fino all’ultimo periodo (componente della Presidenza e della Segreteria e del Comitato Provinciale; da Padova raggiungeva Vicenza e partecipava attivamente alla vita dell’Associazione); per gli incontri conviviali insieme alla moglie Maria Galvanin e ai numerosi compagni e amici; per la sua presenza alle manifestazioni partigiane e alle iniziative culturali della Resistenza; per i suoi vivi discorsi, ricchi di entusiasmo e saggezza.

Carlo ha donato i suoi importanti documenti all’ISTREVI e la sua biblioteca al Comune di Altavilla. E’ stato un grande protagonista e lascia un alto patrimonio ideale e un valido esempio alle nuove generazioni.

Motivazione della decorazione di Medaglia d’Argento al Valor Militare

Capace e valoroso organizzatore delle Formazioni partigiane della Zona Vicentina, iniziava fin dal principio della lotta di liberazione densa ed efficace attività sabotatrice sulle vie di comunicazione e sul materiale ferroviario, arrecando danni al traffico nemico.
Ricercato dalla polizia ed arrestato riusciva audacemente ad evadere e riprendeva incurante di ogni rischio il suo posto nella pre-parazione del piano insurrezionale.
Durante le radiose giornale della vittoria guidava valorosamente i suoi uomini alla riscossa delle concusse libertà.

Vicenza, Settembre 1943 – Aprile 1945.

Roma, 10 gennaio 1950.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri
Alcide De Gasperi