Discorso tenuto da Paolo Baruffa a Cornedo in occasione del 25 Aprile 2014.
Saluto le Autorità civili e militari presenti, gli amministratori, il Gonfalone municipale, le Bandiere delle Associazioni d’Arma e della nostra sezione Anpi. Saluto gli Alpini – che sono anche gli eredi dei tanti partigiani veneti – tra cui i comandanti dei distaccamenti di Cornedo (Oreste Fioraso “Binda”) e di Brogliano (Santo Montagna “Battaglia”) e di tanti altri paesi. Saluto i cittadini ed i ragazzi che vedo qui presenti e abbraccio con profondo rispetto i Partigiani della nostra sezione.
Oggi è festa nazionale. La giornata del 25 Aprile avrebbe potuto essere intolata come “festa del Partigiano”, sarebbe stato giusto – oppure “festa della Pace”, perchè l’incubo della guerra era finito – o con altri nomi ancora… Invece i nostri padri, i nostri nonni la chiamarono Festa della Liberazione. Noi non pensiamo mai abbastanza a questo termine. Siamo abituati a “limitare” il 25 Aprile solo ai due anni e mezzo che vanno dall’8 settembre 1943 alla fine di aprile del 1945, e troppo spesso ci dimentichiamo dei 23 anni di dittatura fascista in Italia.
Escludendo gli aspetti ridicoli del regime, come i gerarchi e podestà pancioni in bicicletta, o come il capo che a petto flaccido finge di lavorare il campo – sono stati 23 anni di obblighi (di fare adunate, di fare figli, di fare la tessera per lavorare…) e di violenza: più di 23 anni di squadracce, manganelli, olio di ricino, denti rotti, assalti, violenza. 23 anni di spie e delazioni e polizia politica segreta. 23 anni di tribunali speciali e carcere e confino ed esilio. 23 anni di omicidi più o meno mascherati.
In mezzo a questi ventitre anni ci sono le leggi “fascistissime” per avere il potere assoluto, le leggi razziali per scimmiottare i tedeschi, infine le leggi marziali tedesche. Il comandante in capo tedesco Kesserling fu l’ultimo regalo di Mussolini agli italiani…
In mezzo a questi ventitre anni ci sono tre guerre. I gas di Graziani contro le popolazioni dell’Africa Orientale nel 1935-36. L’aiuto al fascismo franchista in Spagna nel 1937-38. Ed infine una guerra voluta perchè una persona voleva “portare pochi morti sul tavolo della pace” e conclusasi invece con la distruzione di una intera nazione.
Proviamo a pensare a 23 anni così: di violenza, di sopraffazione, di prepotenze, di guerre! Di guerra mondiale – che ebbe l’unico vantaggio di far crollare l’impalcatura di facciata del regime, con la popolazione ridotta alla fame e soldati che pagarono con la loro vita le falsità dei gerarchi e dei vertici militari. E pagarono ovunque furono mandati: in Grecia e in Albania. In Africa settentrionale e orientale. In Russia. L’episodio di Nikolajewka è drammaticamente eroico ed è giusto ricordarlo ogni anno – eppure, lo dico come nipote di un disperso in Russia, è altrettanto importante ricordare chi e come e perchè mandò i nostri alpini e soldati in quell’inferno gelato! Ed il chi, come e perchè si chiama fascismo!
A seconda della prospettiva storica e ideologica dell’osservatore e dello studioso, al fascismo sono state date molte interpretrazioni diverse. Una cosa però rimane – e rimarrà – come punto fermo incontestabile: l’insulto sistematico alla dignità dell’uomo come metodo di azione e di governo del fascismo. Dall’inizio alla fine! Dalla cosa “più leggera” (come obbligare gli avversari a bere purgante) a quella più grave (come i campi di concentramento e sterminio), tutta l’opera fascista e nazista è stata finalizzata ad umiliare, mortificare, abbattere la dignità delle creature umane!
Per questo motivo Antifascismo significò da subito la Resistenza della persona umana! Ed il vero antifascista è sempre stato innanzitutto chi riconosce Uguaglianza Morale e Dignità di ogni creatura umana. Essere antifascisti non dipende da tessere o partiti o schieramenti… L’Antifascismo è aperto a tutti, è possibile per tutti! E in un paese come l’Italia, che tanto ha pagato per liberarsi da fascismo e nazismo, l’antifascismo è e dovrebbe essere di tutti!
Solo con l’idea di antifascismo come rivolta etica per la dignità si riesce a capire tutto il valore e la modernità della Resistenza – che e’ appunto un movimento morale, etico, prima ancora che politico. Che è movimento civile molto prima che militare. Anche nei momenti di lotta più difficile, la Resistenza conserva una sua moralità rispetto al fascismo. Ce lo descrive molto bene un gappista:
“L’ultimo volto che vedo è quello di un repubblichino, che ride istericamente. Quel riso indica l’infinita distanza che ci separa. Siamo gente di un pianeta diverso. Anche noi combattiamo una lotta dura, in cui si dà e si riceve la morte. Ma ne sentiamo tutto l’umano dolore, l’angosciosa necessità. In noi non è, non ci può essere, nulla di simile a quello sguardo, a quella irrisione di fronte alla morte. Loro ridono. Hanno appena ucciso 15 uomini e si sentono allegri. Contro quel riso osceno noi combattiamo.” (G.Pesce, Senza Tregua.*)
Proprio perchè prima di tutto è stata morale, la Resistenza è una chiamata che viene da dentro l’essere umano: si sente, si segue. Non serve un capo, un duce. E’ la nostra dignità che si ribella, che si libera. Che vuole Giustizia e Libertà.
Il 25 Aprile è una DOPPIA Festa della Liberazione. Italia liberata dai nazisti, liberata dallo straniero. Ma l’Italia liberata dai fascisti è una “vittoria contro noi stessi”, contro la bestia nera che si annida nel profondo buio dell’animo umano! Perchè il fascismo è l’espressione politica del prevalere di qualcosa che è nel buio della natura umana. E lo è ancora oggi, pensiamo al fenomeno mafioso che è sostanzialmente un nuovo fascismo…
I dirigenti del CLN – che seppure in clandestinità avevano vissuto gli stessi drammi della gente comune – hanno potuto sedersi a testa alta ai tavoli della pace proprio perchè avevano alle spalle la moralità dell’antifascismo e della Resistenza. E l’eredità politica che la Resistenza Italiana ci ha lasciato è il senso di democrazia, di popolo che vuole governarsi da solo, che vuole cacciare via i tiranni, i profittatori, i privilegiati.
Siamo radunati davanti al monumento della Brigata Stella: il loro primo proclama dopo la Liberazione, datato 29 aprile 1945, chiarisce subito dall’inizio questo rapporto con il popolo:
“Cittadini, la Brigata Stella, una delle formazioni più provate dei corpi dei volontari della libertà durante 20 mesi di dura lotta, nel momento del suo trionfo sulle forze reazionarie della canaglia nazi-fascista, [trionfo] ottenuto per decisione di comandanti ed eroismo di singoli uomini, in situazioni particolarmente gravi, saluta nel popolo tutto, il custode della conquistata libertà. Questa libertà [la Brigata] l’affida ad esso [popolo], certa che saprà conservarla contro ogni tentativo di ritorno delle tirannie […]”
Penso che mai una nazione abbia avuto una consegna tanto importante con parole più belle, più emozionanti, di queste!!!
Insieme commemoriamo, da vivi, i morti della Resistenza – e invece oggi sono proprio questi morti che ci chiedono cosa abbiamo fatto della loro eredità e delle loro idee… Ogni 25 Aprile ci viene chiesto conto di COSA ABBIAMO FATTO DI QUESTO PAESE !!!
Dalla Resistenza abbiamo avuto la Costituzione. Che cosa abbiamo fatto della salute tutelata (art. 32 )? della scuola pubblica (art. 34 )? della pace (art. 11)? Della lotta a mafie e massonerie (art. 18 )? Dove sono la tutela del territorio e dell’ambiente (art. 44 ) e della cultura (art. 9 )? La giustizia uguale per tutti (artt. 3 e 24)? L’onore degli eletti (art. 54 )? Il diritto di voto non limitato (art. 48 )? Dove sono l’imparzialità e la competenza della pubblica amministrazione (artt. 28 e 97 )? Il fisco equilibrato (art. 53 )?
Che fine hanno fatto il diritto a vivere una vita dignitosa (artt. 3 e 31)? La tutela e promozione delle famiglie (art. 28)? La pari dignità tra i generi (art. 37 )? Il riequilibrio tra ricchi e poveri (artt. 3 e 5)? Dov’e’ il lavoro, sano dignitoso e per tutti (articoli 1, 4, 35 e seguenti)?
Vi sembrano valori “vecchi”? Vi sembrano cose a cui rinunciare solo perche’ la Costituzione porta la data del 1947? Non c’è una sola di queste cose che non ci riguardi tutti!!!
E il tradimento della Costituzione significa il peggioramento CONCRETO della vita degli italiani.
La Costituzione è un programma politico giusto ed equilibrato ma resta sulla carta se non ci sono i comportamenti che la realizzano: la buona politica, il buon governo, la correttezza, il rispetto dei cittadini, l’interesse del Paese, la giustizia e la parità tra le persone. E’ importante ricordarlo sempre – e ancora di più in quest’anno di elezioni amministrative ed europee. Con anni di crisi alla spalle e nessuna luce evidente davanti, bisogna fare manuntenzione alla democrazia a tutti i livelli – altrimenti la democrazia diventa un fantoccio inutile agli occhi del cittadino! Altrimenti nella società più esposta, più arrabbiata, più fragile si alimenta quel lato buio che è il prerequisito umano per accettare il fascismo politico. E tanti si stanno dirigendo lì… In tanti stanno rinunciando all’idea che tutti gli esseri umani sono ugualmente liberi e hanno la stessa dignità. In tanti vogliono risolvere i problemi con la rabbia, con la violenza. In troppi hanno la tentazione di tornare indietro di decenni…
Il voto è costato sangue – nel senso letterale della parola! Candidati e amministratori e politici dovrebbero ricordarlo ogni volta che entrano in una sala per parlare o per deliberare, ogni volta che sono in una piazza per incontrare la gente. E la gente non ha il diritto di rinunciare o di svendere il proprio voto, nè di stancarsi di chiedere conto del consenso che col voto è stato dato.
L’attualità della Resistenza, l’importanza della giornata di oggi la capiamo solo se ricordiamo gli orrori, la prepotenza e violenza e la disumanità del nazifascismo. Le commemorazioni dei caduti sono attuali se ci domandiamo cosa i caduti ci hanno lasciato e cosa abbiamo fatto del loro lascito. Il senso della Liberazione resta sempre attuale se ne capiamo l’origine e la facciamo nostra a livello personale.
Allora possiamo chiedere e pretendere di cambiare questo Paese!
Paolo Emidio Baruffa
Per il tema della moralità della Resistenza trovato spunto nello splendido scritto di Pietro Calamandrei “Passato e avvenire della Resistenza”, 1954 (pensate un po’….). In una relazione della dottoressa Carla Poncina dell’ISTREVI veniva citato il brano di Giovanni Pesce che ho ripreso.
(* Nota storica:) il gappista passa in quella Piazza Loreto di Milano dove i fascisti avevano appesi i corpi torturati di 15 partigiani uccisi il 10 agosto 1944. E fu per questo motivo che, una volta fucilato, Mussolini venne portato lì con i suoi gerarchi… Se lo ricordi chiunque si scandalizza per il Piazzale Loreto dell’Aprile 1945!