Sabato 11 novembre 2023: 79° commemorazione dell’eccidio dei 10 Martiri

Saluto di Luigi Poletto Presidente della Sezione Anpi Vicenza

Porto i saluti dell’ANPI alle autorità e ai cittadini presenti. Anche quest’anno come l’anno scorso abbiamo deciso che in luogo dell’orazione ufficiale vi siano interventi e letture da parte di studenti dell’Istituto Rossi e del Pigafetta in un’ottica di valorizzazione delle giovani generazioni.

Solo un breve spunto di riflessione sulla drammatica questione della pace e della guerra che chiama tutti gli antifascisti ad un impegno morale e ad una mobilitazione concreta proprio perché i partigiani si sono battuti contro la violenza disumanizzante del fascismo per creare un mondo in cui la guerra fosse espulsa dalla storia e fosse bandita dal genere umano. La Costituzione italiana ripudia infatti la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali.

Dopo la caduta del muro di Berlino si è aperta una fase in cui si sarebbe potuto impostare le relazioni internazionali all’insegna di una democratizzazione globale e del multilateralismo per assicurare ai popoli della terra un cammino verso la pace e la prosperità. Non è stato così. La spinta egemonista e il sogno fallace dell’impero globale della principale superpotenza mondiale, l’irrigidimento autocratico e la propensione espansiva delle altre due potenze mondiali, l’emergere di progetti di dominio delle tante potenze regionali e l’incapacità dell’ONU di prevenire i conflitti e di imporre soluzioni negoziali hanno determinato un grave deterioramento dei rapporti internazionali.

Come sostengono gli analisti geopolitici è in atto una “Guerra Grande” combattuta tra i grandi imperi planetari: Stati Uniti, Cina e Russia e il rischio di passare dalla Guerra Grande al Terzo conflitto mondiale è reale.

Il mondo sta peggio anche relativamente alla qualità delle istituzioni politiche: solo l’8% della popolazione mondiale vive in Paesi in cui vige una “democrazia totale”. Infine più di un miliardo di persone nel mondo vive in una situazione di povertà acuta e i mutamenti climatici hanno già superato il punto di non ritorno. Ci troviamo di fronte ad una catastrofe globale multisettoriale.

Si sta diffondendo una cultura bellicista incardinata sulla terribile idea che i conflitti della storia debbano trovare soluzione attraverso l’impiego programmato della forza anziché attraverso la pratica della nonviolenza e la ricerca di soluzioni politiche e diplomatiche. Ecco perché il primo degli imperativi morali è opporsi al conformismo, opporsi al neomilitarismo e promuovere una cultura della pace e dei diritti.

Il conflitto in Ucraina è riconducibile alla scellerata e inaccettabile invasione della Federazione russa, ma in un quadro deteriorato per gravi errori compiuti dall’Occidente dopo la caduta del Muro di Berlino. Ora sono indispensabili un esito politico e diplomatico e la costruzione di un Accordo sulla sicurezza e la cooperazione in Europa sul modello Helsinki 1975. Spetta all’Unione Europea la responsabilità di uscire dall’attuale afasia e di promuovere una concreta iniziativa di pace senza alcuna subalternità politica.

In Medioriente al folle, irresponsabile e terroristico stragismo di Hamas ha fatto seguito una criminale “guerra ai civili” praticata dallo Stato di Israele su larga scala nella striscia di Gaza. In questa immane tragedia che colpisce persone innocenti (vecchi, donne, bambini) è indispensabile un immediato “cessate il fuoco” per porre fine ad una crisi umanitaria senza precedenti come richiesto dall’ONU e da Amnesty International.

Noi non possiamo che stare dalla parte delle vittime qualsiasi esse siano; noi non possiamo che distinguere tra civiltà arabo- musulmana e attività di partiti islamisti e tra critiche allo Stato di Israele per le sue politiche disumane e un antisemitismo pericoloso e abietto; noi non possiamo che promuovere il dialogo, la riconciliazione, l’approccio negoziale. Oltre l’odio che sembra irredimibile e oltre l’incomunicabilità che sembra insuperabile.

Deve essere chiaro però che se da un lato lo Stato di Israele ha diritto di esistere, dall’altro lato il popolo palestinese attualmente oppresso da una pluridecennale occupazione, da una dilagante colonizzazione e da un orribile apartheid ha pieno diritto all’autodeterminazione e ad uno Stato indipendente in pacifica convivenza con tutti gli altri Stati contigui come espresso da molte risoluzioni ONU fin dal lontano 1947.

Per finire un ultimo pensiero. Di fronte alle emergenze attuali è certamente necessario il pacifismo etico-religioso che mobilita le persone e agisce sulle coscienze, ma è indispensabile anche quello che viene definito “pacifismo istituzionale” coltivato da personalità come Norberto Bobbio ieri e Luigi Ferrajoli oggi per costruire un’architettura istituzionale mondiale, facendo proprio e aggiornando il progetto kantiano della “pace perpetua”. Occorre un “costituzionalismo globale” che stabilisca quello che i diversi poteri non possono fare (la guerra e la volontà di dominio) e quello che non possono non fare (la salvaguardia della natura e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani). Solo così, solo con un’autorità sovranazionale emanazione dei popoli della terra, l’umanità potrà sopravvivere nella pace e nella giustizia. Solo con una “Costituzione della terra” in grado di imporre limiti e vincoli ai poteri selvaggi degli Stati sovrani e dei mercati globali a garanzia dei diritti umani e dei beni comuni di tutti l’umanità avrà un futuro.