Con la posa di una lapide storica sulla parete esterna dell’edificio principale della Malga Silvagno, inaugurata in una suggestiva cerimonia domenica 14 ottobre 2012, si è colmato un lungo ‘vuoto’ di memoria pubblica, di memoria civile. Di questi martiri di Malga Silvagno e del Gruppo di Fontanelle di Conco abbiamo parlato ne il Patriota dell’Aprile 2012 e avevamo preannunciato due iniziative per dare un segno tangibile, riconosciuto, concreto ed ufficiale del sacrificio di Giuseppe Crestani ‘Bepi-Stizza’ e dei suoi compagni Ferruccio Roiatti Spartaco, Tomaso Pontarollo Coarossa-Masetti e Zorzi-Pirro-Maschio veneziano non identificato. Ambedue le iniziative sono andate in porto, sia la prima che consisteva nell’iscrizione del nome di Giuseppe Crestani tra i caduti del monumento in Piazza a Fontanelle di Conco, sia la seconda con la posa della lapide a Malga Silvagno.
Siamo contenti ed orgogliosi come ANPI di aver portato a compimento gli obiettivi che ci eravamo prefissi, e dobbiamo ringraziare per il loro apporto determinante il compianto Pietro Crestani, nipote di Giuseppe, gli amici Stefania Crestani e Roberto Rigoni e i sindaci Graziella Stefani e Angelo Moro. Quella domenica il tempo era terso e per niente freddo, considerato che eravamo in autunno ed in uno dei punti più elevati dell’Altopiano orientale. Alla Malga, ove si è arrivati per lo più a piedi, era stato organizzato un contorno di musica, con spuntini e bibite curato dai compagni dell’ANPI di Magrè.
Il raduno intorno alla Malga ha visto la partecipazione di numerosissime delegazioni, con le loro bandiere e gagliardetti, di varie Sezioni ANPI, di quella dell’A.V.L. degli Alpini,
delle Amministrazioni Comunali di Valstagna e di Conco, dei partigiani Attilio Crestani e Palmiro Gonzato e di una folta delegazione di Torino e di Milano.
La cerimonia è iniziata con lo scoprimento della lapide ad opera di Stefania Crestani, seguito dalla posa della corona d’alloro in omaggio ai 4 caduti.
É proseguita poi con gli interventi del Sindaco di Valstagna Angelo Moro, del vicepresidente dell’AVL Francesco Binotto e con l’orazione ufficiale di Mario Faggion, che ha sviluppato la storia dei 4 garibaldini.
Ha tratteggiato la figura di Giuseppe Crestani Bepi-Stizza, di cui abbiamo già parlato.
Ha proseguito parlando di Zorzi-Pirro-Maschio, per il quale è difficile dire qualcosa di certo, mancando una sua identificazione; tuttavia ha affermato che costui, se è stato inviato lassù a Malga Silvagno dalla Delegazione Garibaldi di Padova, deve avere condiviso con gli altri tre l’esperienza della lotta antifascista nella clandestinità e doveva avere una certa preparazione politica.Tomaso Pontarollo Coarossa-Masetti era di Valstagna della classe 1905. Muratore. Dopo il servizio militare, fu minatore in Piemonte. Espatriato poi in Francia si arruolò nella Legione Straniera in Marocco e in Algeria, dove si fermò anche dopo la ferma, entrando in contatto con alcuni antifascisti attivi e diventando comunista. Rientrato in Italia, è arrestato nel novembre 1936 per attività comunista; assegnato al confino di Ventotene per 5 anni, poi trattenuto ancora ed assegnato al campo di concentramento di Pisticci (Matera); il 1. settembre 1943 è rilasciato e ritorna a Valstagna. Ferruccio Roiatti Spartaco era di Cussignacco (Udine), classe 1908, bracciante. Maturò una coscienza politica antifascista durante il servizio militare; rientrato a casa, entrò a far parte di un’organizzazione comunista e si dedicò alla diffusione di stampa clandestina e alla raccolta di aiuti per il “Soccorso Rosso”. Nel gennaio 1934 subì una perquisizione a casa; scoperti materiali compromettenti, venne arrestato con altri 15, tra cui il fratello Pietro Gracco, il futuro comandante partigiano della Resistenza in Friuli, caduto il 14.12.1944. Sottoposto a processo venne condannato a 8 anni di reclusione nell’ottobre 1934. Alla fine di febbraio 1937 fu rimesso in libertà per buona condotta e per la nascita del principe Vittorio Emanuele di Savoia. In luglio si sottrasse alla libertà vigilata per andare volontario in Spagna. Catturato al confine con la Svizzera venne di nuovo incarcerato. Le tappe della sua prigionia per antifascismo e per i suoi ideali: Imperia, Udine, Ariano Irpino in campo di concentramento e poi al confino alle Isole Tremiti per condotta sovversiva. Il 1° settembre 1943 ritornò a Udine. Dopo l’otto settembre sale in montagna con il fratello Pietro. Chiamato da Amerigo Clocchiati nel Veneto, approda nel gruppo di Fontanelle di Conco, come Crestani, Pontarollo e Zorzi.
Erano uomini preparati e pronti alla lotta contro i nazifascisti.
L’oratore Mario Faggion ha poi ricordato le vicende riguardanti la loro uccisione per mano di alcuni loro compagni.
Su questo caso ha poi annunciato una ulteriore iniziativa: verrà prossimamente organizzato dall’ANPI e dall’ISTREVI un apposito convegno per approfondire dal punto di vista storico e culturale tutti i possibili risvolti della vicenda in cui verranno invitati a confronto gli storici che hanno scritto e approfondito questi avvenimenti.
Conclusa la cerimonia ufficiale, la festa, per chi ha voluto, si è conclusa con un amichevole convivio alla trattoria del Puffele. Il bel sole autunnale beneaugurante che ha accompagnato tutta la manifestazione, ha improvvisamente lasciato spazio alla pioggia soltanto quando tutti erano tornati alla base o erano al coperto per il pranzo. È stata una giornata importante che corona un impegno e che ci auguriamo diventi per il futuro un appuntamento annuale.
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