Il 18 luglio scorso si sono riunite a Porto Burci una trentina di associazioni vicentine, tra le quali l’ANPI, per discutere della realizzazione, da parte del Comune di Vicenza, dei “Italia – America Friendship Festival” che si propone “di celebrare l’amicizia tra l’Italia e gli Stati Uniti” e i 70 anni della presenza militare americana nella nostra città”.
Una simile iniziativa costituisce un’offesa per una città profondamente antimilitarista e segnata da una presenza militare massiccia che espone, sopratutto nell’attuale momento storico, a problemi sia di convivenza che di sicurezza.
E’ stato, pertanto, condiviso e redatto il testo di un appello che chiede l’annullamento dell’iniziativa al quale invitiamo tutti – sia associazioni che singoli – ad aderire.
Per adesioni collettive e/o individuali scrivere a: nomilitarybasesvicenza@gmail.com
ITALIA-AMERICA Friendship Festival:
un’amicizia imposta, una città che resiste alla guerra
Vicenza, 1 luglio 2025
L’annuncio della prima edizione dell’Italia-America Friendship Festival a Vicenza presentato a Palazzo Trissino, dal Delegato esterno ai Rapporti con la Comunità americana Jacopo Bulgarini d’Elci, alla presenza del Sindaco Possamai, rappresenta una provocazione politica e culturale che non può passare sotto silenzio.
Questa iniziativa, organizzata “a 70 anni dalla presenza americana a Vicenza” (come dichiarato nel sito ufficiale del Festival) e che si propone di “celebrare l’amicizia tra l’Italia e gli Stati Uniti”, ignora consapevolmente non solo il passato recente della città ma anche le implicazioni che la presenza delle basi USA hanno in termini di sicurezza per i cittadini e di connivenza con un esercito in guerra permanente.
Vicenza è una città profondamente antimilitarista, dai movimenti contro la leva militare obbligatoria degli anni ‘70 alla strenua lotta dei cittadini contro la costruzione della base militare Dal Molin, che ha coinvolto decine di migliaia di persone. Negli ultimi anni si sono aggiunte, poi, mobilitazioni per cercare di ottenere un piano di gestione dei rischi come ripetutamente richiesto dall’UNESCO a
salvaguardia dei siti palladiani, fino al movimento contro il genocidio a Gaza e per la fine della guerra in Ucraina.
In particolare, la lotta contro il Dal Molin ha lasciato una ferita molto profonda nella città. A distanza di anni, l’annuncio di un festival che celebra “l’amicizia tra Italia e Stati Uniti” proprio qui, proprio ora, risuona in noi come il tentativo di pacificare e di cancellare con un colpo di spugna una parte della storia importante della nostra città.
Significa provare a normalizzare una presenza che, a Vicenza, non è mai stata neutra né tantomeno benefica: le basi militari statunitensi non hanno portato né sicurezza, né sviluppo, né integrazione. In 70 anni di presenza militare a Vicenza possiamo solo elencare i tanti scenari di guerra a cui questa “comunità” ha partecipato, spesso come aggressore, partendo proprio dalle basi di Vicenza.
Le basi militari USA a Vicenza non rappresentano un’alleanza, sono una presenza imposta, da alcuni tollerata da altri sgradita, che ha inciso e incide pesantemente sul tessuto sociale, politico e urbano, sull’ambiente, sull’equilibrio idrogeologico, sul patrimonio artistico e sulle scellerate scelte viabilistiche sempre al servizio delle basi statunitensi che hanno massacrato il “contesto ampio” che
l’UNESCO ci chiede invece di tutelare.
Non da ultimo: con il benestare delle amministrazioni locali, sono stati promossi progetti che portano gli apparati militari dentro le scuole: un’iniziativa inaccettabile che solleva gravi interrogativi sul ruolo delle istituzioni nel favorire logiche militariste anziché investire in percorsi civili, critici e realmente formativi.
A distanza di 70 anni la cosiddetta “comunità statunitense” (non “americana”) presente in città – costituita esclusivamente da persone riconducibili all’attività militare delle basi – non ha mai costruito un legame reale con Vicenza. È un’entità separata, chiusa, autoriferita e senza nessuna voglia di integrarsi. Non partecipa alla vita sociale, culturale e politica della città. Non è mai stata parte della città, e non lo diventerà mai e di certo non attraverso una festa simbolica che ci sembra più che altro l’ennesimo atto di servilismo.
Non solo: oggi più che mai, organizzare un festival “dell’amicizia” con gli Stati Uniti – finanziato dal NIAF, associazione esplicitamente legata all’area Trumpiana – significa voltare le spalle a ciò che accade sul piano internazionale. Mentre Washington avvia un nuovo conflitto con l’Iran e continua a fornire sostegno militare e politico incondizionato a Israele – Stato che sta attuando un genocidio a
Gaza e un’operazione di pulizia etnica della popolazione palestinese – celebrare l’amicizia con gli USA significa ignorare consapevolmente tutto questo.
Vicenza rifiuta con forza l’idea di fare da palcoscenico a una manifestazione che maschera da evento culturale ciò che è in realtà un’operazione di legittimazione militare e diplomatica. Chi vuole far passare questo festival come un innocuo momento di dialogo culturale, finge di non conoscere la sua vera natura: una manifestazione che legittima la presenza militare statunitense in città, ne ripulisce l’immagine e promuove un’idea falsa di “amicizia”.
Chiediamo all’Amministrazione e a tutte le realtà culturali che hanno in programma di collaborare con l’organizzazione di valutare se questo festival sia veramente necessario, opportuno e rispettoso sia della storia sia del futuro della nostra città. C’è tutto il tempo per riconoscere l’errore ed annullare il Festival.
Se l’Amministrazione, invece, continuerà a sostenere e a condividere l’evento, la Vicenza civile, eco-pacifista e antimilitarista si mobiliterà in tutte le forme possibili per ostacolare, contrastare e smascherare questa operazione farsesca e inaccettabile. La città non starà a guardare.
Per adesioni collettive e/o individuali scrivere a: nomilitarybasesvicenza@gmail.com
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