Il problema del confine orientale italiano nel novecento

Premessa

Dal 2005 in Italia il 10 febbraio si celebra la “Giornata del Ricordo”. Il 10 febbraio 1947 venne ratificato a Parigi il Trattato di pace con cui si concluse la vicenda italiana nella Seconda guerra mondiale. Il Trattato modificava il confine orientale italiano cedendo diversi territori alla Jugoslavia, paese aggredito senza dichiarazione di guerra dall’Italia fascista nel 1941, e poi risultato tra i paesi vincitori, in quanto liberatosi autonomamente con la guerriglia partigiana guidata dal maresciallo Tito. Dai territori passati alla Jugoslavia si ebbe un trasferimento in massa di residenti di origine italiana (o più correttamente, veneta) verso l’Italia. Il periodo bellico segnò profondamente la regione della Venezia Giulia, con stragi e violenze, spesso esemplificate con il riferimento a uno di questi avvenimenti, le “foibe”. Alle vittime di questi eventi è dedicata la Giornata del Ricordo.
Tuttavia fin dall’inizio questi avvenimenti sono stati oggetto di aspre polemiche, strumentalizzazioni politiche, falsificazioni, campagne propagandistiche, contrapposizioni etniche e nazionali che hanno gettato una cortina di fumo sui fatti. Ancor oggi, a più di sessant’anni di distanza, questa nube stenta a diradarsi.
Perciò riteniamo opportuno riassumere le vicende del Confine orientale italiano nel corso del Novecento nelle loro linee essenziali e documentate.

La regione istro–dalmata prima degli Stati nazionali