Maria Rasia “Nadia” (1922-2011)

Maria RasiaIl 9 settembre 2011 si sono celebrati a Trissino i funerali della partigiana della Brigata Stella Maria Rasia “Nadia”, deceduta all’età di 89 anni.

Il suo nome ricorre in alcuni documenti ufficiali del 1944 e 1945, pubblicati nel 2° e 3° volume “Archivio Storico della Brigata Stella” e in “Figure della Resistenza Vicentina”.

Già il 30 agosto 1944 su «Segnalazione dell’Ufficio Informazioni del Comune di Trissino – Persone residenti nel Comune da sorvegliare» la studentessa universitaria Maria Rasia, classe 1922, è compresa in un elenco di 51 persone sospettate di collaborare con la Resistenza.

Nell’ottobre 1944 è in collegamento con la partigiana Flora Cocco “Lea” di Brogliano, anche lei  studentessa universitaria, e accetta di dare ospitalità nella sua grande fattoria agricola di proprietà del nonno, Francesco Rasia “Checo Marsoto”, a Maria Boschetti “Katia” che, spostata dalla zona di Recoaro, non può più stare in casa della “Lea” perché ricercata. Lo spostamento di “Katia” da Recoaro a Brogliano e da Brogliano in zona Pianacattiva di Trissino è a conoscenza e condiviso dal commissario politico di brigata “Catone”.

Katia”, di famiglia fascista, è una figura controversa ai limiti dell’inverosimile; fingendosi di volta in volta partigiana o collaboratrice di repubblichini secondo le circostanze e gli eventi, crea danni molto gravi al movimento partigiano. Infatti, quando la Boschetti si fa “liberare” dai militi fascisti, che vanno a prelevarla a Pianacattiva, nel mese di novembre, scattano alcune gravi puntate delle Brigate Nere e della G.N.R. contro i partigiani di tutta la Valle dell’Agno. Avvengono per sua responsabilità decine di arresti (a Recoaro, a Valdagno, a Brogliano, a San Benedetto di Trissino).

Anche “Nadia”, qualche giorno dopo gli arresti di San Benedetto di Trissino del 29 novembre, è tradotta in carcere. Viene però rilasciata dopo alcuni giorni e ritorna a casa. Nonostante il pericolo e la dura esperienza provata mantiene il collegamento con il comando della Brigata Stella. Nel mese di febbraio 1945 viene paracadutata sui nostri monti la Missione americana Grandad, che viene collocata presso la fattoria di Francesco Rasia. E’ grazie alla testimonianza di “Nadia”, che conosciamo la composizione e i nomi di battaglia della missione alleata. Si tratta di tre agenti italoamericani: “Siro” di Mentone, già combattente antifascista in Spagna, “Mario” di Firenze e il marconista “Gino” di Bari. La Missione Grandad, che opera in un’area appartata, distante poco più di un chilometro in linea d’aria dal presidio tedesco di Trissino, procura dei lanci preziosi di armi alla Brigata Stella (l’ultimo lunedì 23 aprile 1945) in vista dello scontro finale con i nazifascisti. Bruno Campagnolo “Lino”, aiutante di Stato Maggiore della brigata, fa visita alla Missione nel mese di marzo. Il 28 aprile 1945 “Catone” e “Iura” scrivendo a “Nadia” chiedono che la Missione si sposti a Valdagno già liberata; essa però quel giorno lascia la fattoria dei “Marsoti” e raggiunge le truppe alleate che da ovest e da sud entrano nella città di Vicenza insorta.

Dopo la Liberazione Maria riprende gli studi e la vita normale; si reca anche negli Stati Uniti, poi fa ritorno alla casa nativa, vivendo in forma riservata ed operosa. Dobbiamo anche a figure coerenti come “Nadia” e a famiglie generose e disponibili come quella di Francesco Rasia “Checo Marsoto” lo sviluppo della Resistenza e la sua vittoria sul nazifascismo e la conquista della pace e della libertà.  Per questo “Nadia” e la sua famiglia meritano il nostro ricordo e la nostra riconoscenza.