Gino Manfron ““Ivan”” (1922-2010)

Il 4 giugno 2010 abbiamo portato il nostro saluto al partigiano Gino Manfron “”Ivan””, commissario politico della brigata Barbieri divisione Martiri Val Leogra.

Erano presenti vari rappresentanti delle Sezioni ANPI e delle brigate garibaldine Garemi con le loro bandiere; c’’erano anche i dirigenti e le bandiere della UIL, perché Gino è stato un valente sindacalista a Vicenza e a Roma.

La cerimonia religiosa si è svolta nella chiesa parrocchiale di Magré di Schio; la cerimonia civile è stata tenuta al cimitero di Magré, con gli interventi del presidente provinciale dell’ANPI e di importanti esponenti della UIL (Silvano Veronese e Mario Pirani).

Sono state rievocate le date e i fatti più rilevanti della sua vita. Di famiglia antifascista e di estrazione popolare, originario di S.Vito di Leguzzano, Gino prima della guerra è stato operaio nell’’edilizia; chiamato alle armi, è stato aggregato al 14° Artiglieria di Corpo d’Armata in Sicilia nel luglio del 1943, nei giorni dello sbarco angloamericano; dopo l’’otto settembre 1943 ha scelto di combattere contro i nazifascisti nelle Formazioni Garemi; dopo la Liberazione è stato operaio tessile per otto anni; poi è stato eletto segretario provinciale della UIL a Vicenza, quindi è stato chiamato a Roma come segretario confederale fino al 1978.

Nella lotta partigiana Gino era “Ivan” e il fratello Silvio “Leone”. Hanno operato ambedue nell’area della brigata Barbieri, dal Civillina al Mucchione, da Montemagré a Priabona, nelle contrade e sui monti di Magré, Raga, Monte di Malo. Pieve e San Vito e nei piccoli centri della vasta zona fino alla pianura.
In contatto con Alessandro Cogollo “”Randagio”” e con Domenico Baron, prestigiosi costruttori della Resistenza garibaldina, “Ivan” e “Leone” hanno agito a fianco di Pietro Barbieri “”Papà-Battaglia””, di Guerrino Barbieri “”Marat””, di Domenico Ruaro ““Guido””, di Antonio Nardello “”Thomas”” e degli altri capipattuglia “Tosca”, “Beduin”, “Pola”, “Bomba”, “Danton”, “Vasco” e altri ancora.
Prima nel battaglione Monte Civillina, poi nella brigata Barbieri, forte di 150 uomini armati e di 150 patrioti, “Ivan” ha diretto i suoi partigiani fino ai giorni dell’’insurrezione e della Liberazione, avvenuta a Schio il 29 aprile 1945, sancita dallo storico accordo tra il comando germanico e il comandante delle Garemi ““Alberto”” –Nello Boscagli.
Dall’’alto del Municipio di Schio la bandiera della brigata Barbieri è stata esposta e ha sventolato per prima sul centro tessile insorto e liberato.

Gino Manfron è stato un dirigente operaio coerente fino agli ultimi giorni, fedele agli ideali di giustizia e libertà della Resistenza e ai bisogni e ai diritti dei lavoratori e dei ceti popolari.

E’’ mancato un altro protagonista della costruzione della nostra società democratica. Dobbiamo riflettere sulla sua esistenza esemplare. I valori ai quali si è sempre ispirato sono più che mai attuali e dobbiamo sostenerli anche per lui in questo periodo di profonda crisi morale, economica e sociale del nostro Paese.